«L’universo agroalimentare rappresenta un patrimonio di cultura, di valori e di storia che ha da sempre caratterizzato la nostra terra. Per questo invochiamo lo scudo degli enti locali per parare i colpi di una globalizzazione anti-democratica che pretende di assoggettare tutti i popoli e, quindi, anche quello toscano al “pensiero unico”. Il sostegno deve manifestarsi anche e soprattutto sull’agroalimentare, difendendo e valorizzando tutte le produzioni, comprese le più piccole e caratteristiche.
Proprio le aziende minori sono custodi di varietà che rappresentano il patrimonio più tipico delle diverse zone che non deve essere perduto ma trasmesso alle generazioni future.
In realtà tradizionalmente agricole come la Valdichiana, ove si trovano importanti centri storici e culturali, potrebbe attuarsi, con esiti positivi per l’ambiente e l’economia del territorio, una simbiosi tra la produzione e la valorizzazione delle tipicità agroalimentari e un turismo interessato non solo alla storia ed all’arte, ma anche ai prodotti locali.
Oggi assistiamo nella nostra vallata a una sempre più marcata industrializzazione dell’agricoltura anche a scopo energetico, favorita da leggi che premiano con incentivi pubblici le centrali a biomassa: dopo quella di Renaia, altre due sono state di recente aperte nel comune di Cortona.
È evidente che il terreno coltivabile della Valdichiana dovrebbe essere principalmente destinato a una produzione agroalimentare di qualità e, solo per garantire la corretta applicazione della tecnica di avvicendamento, ad altri prodotti come quelli utilizzabili dalle centrali.
Ci domandiamo, però, quale sostegno le aziende produttrici abbiano finora ricevuto dalle amministrazioni locali. Da anni i produttori chiedono che nel periodo estivo si svolga nel centro storico di Cortona un mercato loro riservato, in un giorno da concordare con gli stessi produttori e le associazioni di categoria. Qualche produttore ha addirittura cessato di prendere parte al tradizionale mercato del sabato per la mancanza di spazi adeguati che favorissero la commercializzazione dei loro prodotti. C’è chi ha puntato su altri mercati trovando un maggior sostegno da parte delle istituzioni locali.
I coltivatori, per le fatiche e i sacrifici che hanno consentito di salvare importanti tipicità, meritano di essere sostenuti con una programmazione specificamente loro indirizzata. Riteniamo, perciò, doveroso farci portatori di queste richieste dinanzi agli Assessori competenti cui chiediamo di manifestare una maggiore sensibilità che consenta di promuovere opportunamente le tipicità agroalimentari».
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