TERZA DOMANDA: WELFARE E SANITA’
Con i tagli imposti dagli ultimi governi la sanità e il welfare sono stati pesantemente colpiti da una parte tagliando dei servizi essenziali e dall’altra facendo ricadere i costi sulle amministrazioni locali. Come ritiene di poter gestire e portare avanti un sistema di welfare sostenibile nel nostro paese che garantisca a tutti equità di trattamento e che sia anche motore di sviluppo?
Sara Biagiotti (Renzi): Un nuovo modello di welfare nazionale non può che partire dalla diffusione delle migliori pratiche locali favorendo la sintesi dei tanti, spesso troppi livelli, che attualmente si sovrappongono nell’attribuzione delle competenze in questo cruciale settore. Il welfare pubblico dovrà essere integrato con le esperienze più virtuose del welfare privato, senza farsi da questo sostituire. Basti pensare alla questione cruciale degli asili nido. Nel nostro paese solo il 12 % dei bambini sotto i tre anni ha accesso a un nido pubblico. La nostra proposta è di passare dal 12 al 40% di copertura creando 450.000 nuovi posti, in media con l’Europa. A Firenze ci siamo riusciti, vogliamo farlo nel resto d’Italia. Questo vuole essere anche un volano per aumentare l’occupazione femminile.
In tema di servizi alla persona esiste un’ampia offerta di lavoro a basso costo a fronte di una domanda sempre più ampia. L’incontro tra questa domanda e questa offerta deve essere notevolmente migliorato. Le opzioni sono due: il modello dei voucher dell’Agence des Services à la Personne francese, con strumenti efficienti di mediazione al livello regionale, provinciale e comunale o il modello scandinavo, mediante l’attivazione di servizi di fornitura di prestazioni personali in forma di collaborazione autonoma continuativa, gestiti da Comuni e Province, Il tutto con un efficace di monitoraggio cogestito con il sindacato.
Infine, la Sanità. Un settore cruciale che sconta il suo problema centrale: la disomogeneità dei servizi sanitari nel Paese ed il sistema di ripartizione delle risorse in base alla sola spesa storica per abitante, anziché in base al livello e alla qualità dei servizi. La strada è quella di abbandonare il criterio dei tagli lineari a favore di una definizione di standard su costi/efficacia per evitare gli sprechi e equiparare i livelli delle prestazioni tra tutte le regioni. Per questo dobbiamo punire forti perdite, sino al default dei vari SSR, con il commissariamento. È necessario istituire un Albo nazionale dei Direttori Generale ed Amministrativi e dei Direttori Sanitari cui dover attingere per le nomine.
Stefano Loppi (Puppato): Una tendenza crescente, che si autolegittima anche in nome della crisi, vede nei servizi dovuti al cittadino l’ultima frontiera da cui spremere altri soldi ai contribuenti. I servizi perdono così la connotazione di strumenti con cui attuare principi e diritti sanciti dalla Costituzione e diventano merce. La strategia volta a privatizzare il cosiddetto welfare quale strumento per “uscire dalla crisi”, va respinta in quanto destinata a creare i presupposti per una crisi ancora peggiore. Gli strumenti del welfare vanno invece consolidati e implementati per creare condizioni di piena cittadinanza a sostegno delle famiglie e delle loro parti più deboli.
Tra i Paesi europei l’Italia è al penultimo posto quanto a spesa per la famiglia, alla quale viene devoluto solo il 4,7% della spesa sociale (circa la metà di quanto avviene nel resto d’Europa). È necessario considerare il costo economico di ogni nuovo nato in ogni famiglia e moltiplicandolo per il numero dei familiari a carico: la cifra così determinata andrà ad essere esente da imposte fino al raggiungimento del reddito lordo del soggetto titolare di reddito. Questa misura comporterebbe da subito incrementi di reddito variabili tra i 200 e gli oltre 1000 €/mese a famiglia.
Patrizio Mecacci (Bersani): Dovremo lavorare su economie di scala e su ulteriori razionalizzazioni di sistema, ma non possiamo cedere all’idea che il modello sociale europeo sia finito. Noi pensiamo si debba andare nella direzione opposta, allargando e universalizzando le tutele. Per fare questo ci vuole coraggio, quello di una politica forte che sa dove trovare e come usare le risorse, per metterle a servizio del welfare e di chi ha più bisogno. Non possiamo cedere sui diritti, sull’equità e sulle pari opportunità per tutti. Sulla scuola pubblica, sulla sanità pubblica. Settori strategici sia per il benessere del cittadino, che per il suo potere d’acquisto e dunque per l’economia in generale. Se lo stato sociale funziona il cittadino ha più servizi e può spendere i suoi soldi per altre esigenze. Sarà importante valorizzare il patrimonio associativo e del terzo settore, ma soprattutto mettere gli enti locali in condizione di svolgere quell’indispensabile ruolo di prossimità di cui i cittadini hanno bisogno.
QUARTA DOMANDA: RINNOVAMENTO
Il rinnovamento è stata una delle parole chiave di queste primarie. Cosa intende per rinnovamento e come intende attuarlo a beneficio del governo futuro del nostro paese?
Le risposte nella prossima puntata
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