Nella notte i militanti cortonesi di CasaPound hanno lasciato una bottiglia di latte avvolta con del filo di ferro sulla soglia della porta del Comune di Cortona. Sul portone del Municipio è affisso inoltre un foglio dove è riportato il testo della legge del 30 marzo 2004, num. 92, ovvero l’istituzione del Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
“Abbiamo affisso alla porta il primo articolo della legge che sancisce l’istituzione di questa giornata – commenta Alessandro Pallini, responsabile cortonese di CasaPound Italia – per spronare il Comune di Cortona ad istituzionalizzare tale ricorrenza con eventi, conferenze, mostre ed altri mezzi adeguati ad una commemorazione solenne. Non chiediamo nulla di impossibile, facciamo solo notare all’Amministrazione che si dovrebbe adeguare alla normativa vigente in materia.”
“Per il nostro gesto abbiamo utilizzato due oggetti apparentemente così diversi – prosegue Pallini – come il latte ed il filo di ferro, quasi inconciliabili. Eppure ciò che li accomuna è la tragedia dei nostri fratelli italiani di Istria e Dalmazia da loro vissuta tra l’8 settembre 1943 e il 10 febbraio 1947.”
“Il fil di ferro – dice il responsabile di CasaPound – ci deve ricordare la morte nelle Foibe di ventimila nostri connazionali, lo stesso fil di ferro impiegato per legare i loro polsi in interminabili catene umane sulla bocca delle voragini, lo sparo, e poi tutti giù, morti, vivi e feriti. Queste erano le bestiali modalità dei partigiani jugoslavi di Tito. Il latte invece richiama quello versato dai militanti comunisti sui binari alla stazione di Bologna al passaggio dei convogli pieni di profughi che scappavano da quell’inferno. Quel latte, destinato ai figli degli esuli, le sassate ai loro treni, gli insulti, le paginate su L’Unità dove si spiegava perché costoro non dovessero ricevere aiuto.”
“Queste vicende – chiosa Pallini – noi non le dimentichiamo di certo, specie oggi che i ‘nipoti politici’ di chi ieri tirava le sassate agli esuli istriani si riempiono in continuazione la bocca di parole come ‘accoglienza’ e ‘solidarietà’. Poi però, a ben vedere, adesso per qualcuno è redditizia questa macchina dell’accoglienza, come esempi di cronaca recente testimoniano abbondantemente. Questi sentimenti ‘a fasi alterne’ non li potremo mai tollerare, soprattutto se a rimetterci sono solo e sempre gli italiani, ieri come oggi”.