Nella scuola voluta dal Ministro Gelmini c’è nostalgia per il passato, per quella scuola anni’60 fortemente arretrata per contenuti e metodi, fortemente selettiva, indubbiamente classista.
E’ questa la scuola che si rimpiange, a cui si vorrebbe tornare?
Dalla fine degli anni’60 molte riforme sono state fatte per migliorare la qualità dell’istruzione: la scuola media unificata, la scuola materna statale, il tempo pieno alle elementari, l’istituzione degli Organi Collegiali, l’abolizione delle classi differenziali e gli alunni diversamente abili vengono inseriti con opportuno sostegno nelle classi normali, negli anni ’80 vengono riformati i programmi e gli ordinamenti della scuola elementare, introducendo la pluralità dei docenti (modulo 3 insegnanti ogni 2 classi), l’allungamento dell’orario didattico e la collegialità nella programmazione educativa.
Di tutto questo ci siamo giovati noi stessi e l’intera società.
L’Italia è ora un paese con un grado medio di Istruzione elevato. La scuola pubblica italiana ha permesso negli ultimi 30 anni di emancipare culturalmente intere generazioni e quindi l’intero Paese.
Naturalmente la scuola pubblica non è esente da critiche e necessita di miglioramenti, ma si comprende benissimo che per continuare a progredire sui risultati della conoscenza, servono
più risorse e non meno.
La conoscenza è bene comune, i tagli indiscriminati coinvolgono l’intera società, tolgono futuro , deprimono le possibilità di uscire dalla crisi, tolgono forza allo sviluppo del Paese.
La scuola pubblica è un valore da difendere, riaffermare e qualificare, perché l’ istruzione è deputata alla formazione delle giovani generazioni e quindi alla tutela della democrazia del Paese