I pendolari di Arezzo e Val di Chiana si chiedono, preoccupatissimi, se vale la pena non far pagare l’IMU né ai ricchi né ai poveri ed in cambio vedersi tagliate le risorse stanziate per la manutenzione e sicurezza della rete ferroviaria. Infatti, il Governo ha previsto un taglio di 300 milioni di euro al settore della manutenzione ferroviaria (fonte: Huffinghton Post del 2/09/2013), taglio che non colpisce quindi aziende come Trenitalia o Italo, ma il gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale (RFI) e che si tradurrà in minori investimenti per il miglioramento e la sicurezza della rete ferroviaria.
Il Governo, con un ampia manovra di riduzione di spesa in settori strategici per il Paese (675 milioni di fondi per 35 specifici interventi ministeriali), intende sopperire ai mancati introiti fiscali derivanti dall’abolizione dell’IMU, con pesanti tagli, tra l’altro, ai fondi per le assunzioni per la sicurezza, per vigili del fuoco e forze armate; i fondi per l’assunzione di nuovi ispettori finalizzate alla lotta all’evasione; nonché tagli al fondo per l’occupazione per 250 milioni di euro e “prelievo” di 300 milioni dalle risorse della Cassa Conguaglio Settore Elettrico nata per finanziare l’efficienza energetica e le rinnovabili.
Queste alcune delle voci di spesa che verranno eliminate (tra le quali quella alla rete ferroviaria è la più rilevante) per non far pagare, né ai ricchi né ai poveri, una tassa patrimoniale sugli immobili che esiste in tutto il mondo.
I pendolari aretini e della Val di Chiana chiedono ai parlamentari eletti nel loro territorio di non approvare questi tagli, ritenendo prioritario e strategico proprio l’investimento per l’ammodernamento della rete ferroviaria e la sua costante manutenzione ordinaria e straordinaria per garantire quegli standard di sicurezza, già oggi ridotti ai minimi termini, sotto i quali viaggiare in treno (mezzo economico e quindi utile in tempo di crisi oltre che rispettoso dell’ambiente) può diventare pericoloso e disincentivante
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