Sarà un Primo Maggio davvero particolare quello che ci stiamo preparando a festeggiare. Una festa dei lavoratori segnata da un epocale attacco diretto contro il mondo del lavoro. Prima di essere una giornata di festa il Primo Maggio è per noi un momento di riflessione in cui domandarsi dove è che stiamo andando e quali sono i traguardi da raggiungere per chi ancora di onesto e faticoso lavoro vive con grande dignità; quali le prospettive per chi, come noi, si considera parte della sinistra; di quella sinistra che con orgoglio si definisce comunista.
E’ con l’assillo di queste domande che saremo in piazza e dentro il corteo che sfilerà per le strade cortonesi, con le nostre bandiere, quelle stesse bandiere che, noi, non ci siamo mai vergognati di sventolare alte; con quello stesso emblema, la falce ed il martello, che del lavoro ne è un simbolo immortale. Molti di noi non potranno esserci. Molti di noi saranno a lavorare sotto il ricatto del licenziamento e della precarietà, molti pensano che siccome c’è la crisi il fatto che contrattualmente il Primo Maggio sia un giorno festivo non conti nulla e si debba lavorare comunque. Non riescono le misere menti di certi settori padronali a capire che se la gente oggi non compra non è perché esiste il Primo Maggio ma perché i nostri salari sono una miseria! E, giusto per puntualizzare, non è nemmeno perché esiste l’art. 18 che tutela i lavoratori e le lavoratrici dai licenziamenti ingiustificati che non spendiamo nei negozi! Questo è lo spirito che ci animerà in quella piazza e con concretezza della nostra azione abbiamo organizzato un banchino di raccolta firme per la petizione nazionale che la Federazione della Sinistra ha lanciato in difesa dell’art. 18 proponendone la sua estensione a tutti i lavoratori. Questo è fare politica, questo è essere lavoratori perché chi manifesterà con il sindacato a Cortona è un lavoratore (o, di questi tempi, un aspirante tale). Il resto altro non è che cinico sfruttamento. Senza se e senza ma…
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