Il termine cultura deriva dal  latino colere, “coltivare”. All’inizio di questa riflessione mi avvicino in punta di piedi ad un argomento delicatissimo per i riflessi che ha nel nostro territorio. La cultura del territorio, infatti, dovrebbe rendere più riconoscibili le diverse formazioni politiche ed esaltare la loro capacità di formulare proposte coerenti con la loro impostazione e con quello che rimane del loro bagaglio ideologico, stabilendo la priorità degli interventi e le risorse da destinare alla loro realizzazione.

Mi è difficile riconoscere se la cultura sia davvero il prodotto dell’evoluzione dell’uomo e non oso avventurarmi in questo campo perché non se sarei capace.

Sicuramente la cultura è stata monopolizzata per anni dalla Sinistra che si è impadronita della scuola, comprendendo che investire nell’insegnamento voleva dire plasmare le coscienze e veicolare il consenso delle giovani generazioni, trasformandolo in un importante bacino elettorale.

Parlare di cultura è una scommessa, parlare di cultura del territorio un’impresa semplice se ci limitiamo ad individuare le bellezze artistiche ed il patrimonio architettonico, estremamente complessa se parliamo di paesaggio, di ambiente, di tradizioni da salvaguardare e tramandare.

Anche la gastronomia è cultura: quella italiana è rinomata nel mondo ed i nostri prodotti sono i più imitati e i più contraffatti con danni incalcolabili per le nostre aziende.

La civiltà contadina è parte fondamentale del nostro territorio. I più grandicelli ricordano sicuramente la Mostra che negli anni ’80 fu organizzata nella Fortezza di Girifalco con un grande concorso di pubblico e l’esposizione di strumenti di lavoro, di macchine agricole, di carri e un’imponente documentazione fotografica.

Fu davvero l’ultima volta che la Fortezza venne convenientemente utilizzata. Da allora ha ospitato, di volta in volta, iniziative culturali discutibili fino a diventare,  ai giorni nostri, la sala di registrazione più suggestiva, esclusiva e panoramica del mondo a disposizione di un bravo cantautore purtroppo contiguo all’Amministrazione Comunale.

Non ha nulla a che fare con la cultura l’elevatore realizzato in ferro, vetro e traverse delle ferrovie che si appoggia alle sue mura come una macchina da guerra minacciosa ed invadente.

Fanno parte della cultura del territorio gli artigiani di Cortona.

Negli anni’70 in ogni vicolo del Centro Storico era un fiorire di botteghe artigiane, di fabbri, falegnami, di ebanisti di restauratori del mobile antico. Gli antiquari di Cortona sapevano a chi commissionare il restauro dei loro pezzi più prestigiosi e la Città dove si tiene annualmente la Mostra Nazionale del mobile antico era una fucina di professionalità e d’ingegno. Lo zio di mia madre aveva una bottega nella piazzetta davanti alla caserma dei Carabinieri, i suoi figli erano valenti falegnami e restauratori,  i miei amici più cari erano artigiani capaci di trasformare la materia in arte e svolgevano la loro attività in locali molto spesso angusti ed inadeguati.

Ora nel Centro Storico, dove sopravvivono come in una riserva indiana 700 indigeni il più delle volte avanti con gli anni, questo patrimonio è andato disperso. I negozi di chincaglierie hanno preso il posto delle botteghe artigiane, si mangia e si beve ovunque ma che ne è della nostra cultura? E’ così difficile pensare ad una scuola del Restauro dentro le Mura di Cortona, con i vecchi artigiani nella veste di docenti e tante interessanti prospettive occupazionali che si schiudono per i più giovani?

Perché non censire i fondi chiusi ed inutilizzati del Centro Storico per metterli a disposizione, a condizioni di favore, dei giovani artigiani che vogliano intraprendere un attività ed iniziare un percorso coerente con le tradizioni artistiche locali?

Ma cultura è anche la salvaguardia di un patrimonio paesaggistico di incomparabile bellezza.

Non a caso sono intervenuto per primo su “Valdichiana Oggi” quando in località S.Caterina, a due passi dalle Case Leopoldine delle Bonifiche Ferraresi, volevano edificare un magazzino di stoccaggio per cerali, orribili Silos, capannoni per migliaia di metri quadri.

Poi, per fortuna, non se n’è fatto più niente e abbiamo evitato l’ennesimo scempio ambientale perpetrato con la sorda e trasversale acquiescenza di un’intera classe politica.

Il nostro è un territorio massacrato dall’improntitudine di un’Amministrazione incapace di creare e favorire un solo posto di lavoro… perfettamente in grado, però, di consegnare alla speculazione, con operazioni discutibilissime e di infimo profilo, aree che andrebbero tutelate e protette.

E’ cultura anche lo sviluppo armonico di un territorio che può produrre ricchezza ed occupazione, deve essere valorizzato con una programmazione oculata e non può essere più vilipeso e saccheggiato.

L’urbanistica dalle nostre parti è un guazzabuglio incomprensibile per una mente normale: casette, palazzi (molto spesso orribili…) si alternano a capannoni che nascono come funghi ovunque e rimangono malinconicamente vuoti con i loro cartelli “Affittasi” per assumere un significato amaro e tragicomico.

E’ che dire del Parco Archeologico annunciato da anni e della conservazione e della fruibilità dei nostri Ipogei e dei nostri Tempi Etruschi?

In due parole, con un percorso coerente fatto di parole ma anche di proposte formulate nel tempo e non in antitesi tra loro, ho cercato di mettere insieme le vere emergenze del nostro territorio.

Ho messo a confronto i beni che abbiamo ereditato e danno lustro a Cortona con la pochezza inquietante di un presente che non è all’altezza del suo passato.

Non basta portare a Cortona Lorenzo Cherubini per chiudere il Mix Festival e realizzare il più fantasmagorico degli Scoop elettorali.

Non basta neppure convocare per una conferenza Roberto Saviano, il più raffinato e colto mentore dei giorni nostri e delle loro inquietanti contraddizioni.

Finita la sbornia estiva dovremo confrontarci con i problemi di sempre.

A novembre mi ritroverò a percorrere Rugapiana con il mio cane fedele in perfetta e dorata solitudine.

I concerti saranno lontani, il ricordo delle musiche si sarà affievolito, i gruppi folk saranno tornati a casa… ma i problemi che affliggono Cortona, in compenso, saranno rimasti tutti sul tappeto.

Mauro Turenci

[.noresp.]

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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Michele Lupetti
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