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Il Comune di Cortona ha presentato il calendario delle manifestazioni organizzate per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. La Lega Nord Valdichiana apprezza la valenza culturale delle iniziative previste che rispondono adeguatamente all’auspicio, già formulato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che la ricorrenza possa stimolare “un esame di coscienza collettivo” per “tenere ferma una matura consapevolezza del comune patrimonio storico dell’Italia e, al tempo stesso, non ignorare le problematiche insorte nel dibattito sulla formazione dello Stato unitario”.
Al di là della sterile polemica sulla necessità o meno di dichiarare il 17 marzo festa nazionale, il buon senso suggerisce, infatti, di approfondire la portata storica dell’evento. Tutte le iniziative organizzate con questo intento trovano il generale apprezzamento di una comunità che si ritrova veramente unita e che ricorda i caduti per le guerre d’indipendenza.
La storiografia moderna è unanime nel ritenere che lo Stato italiano fu costituito secondo un modello fortemente centralizzato di derivazione francese che, per chiari motivi politici, tendeva ad eliminare le diversità politiche, economiche, sociali esistenti fra gli stati preunitari, diversità che erano il fatale risultato di secolari divisioni territoriali. Fin da allora sarebbe stato più logico ed opportuno costruire il nuovo Stato secondo un modello federalista o confederalista tendente a valorizzare le autonomie locali che nel Medio Evo, nel rinascimento, e ancora nel settecento avevano positivamente caratterizzato la storia nel nostro Paese. Concluso il processo di formazione, invece di tutelare le identità dei diversi popoli italiani, I Savoia preferirono sommariamente imporre dall’alto un modello di omogeneizzazione forzata che portò a reazioni anche violente come il brigantaggio nel sud d’Italia.
Nella certezza che le iniziative previste a Cortona non saranno retoriche e fini a se stesse, riteniamo opportuno di dare un nostro contributo al dibattito, ricordando come il primo progetto organico di una confederazione di Stati Italiani fu formulato proprio nella nostra Regione, a Firenze, al tempo capitale del Granducato di Toscana, addirittura nel 1822 (ben quarant’anni prima dell’Unità d’Italia!) ad opera del Viesseux, l’intellettuale illuminista di origini ginevrine, curatore della celeberrima Antologia, la prima rivista culturale italiana.
Dopo il Congresso di Vienna le diversità esistenti tra gli Stati preunitari consigliavano di realizzare una confederazione di Stati. Secondo il piano Viesseux, che sorprende per la sua modernità, gli Stati confederati, che conservavano il diritto di secedere, sarebbero stati nove (Regno Lombardo-Veneto, di Sardegna, di Napoli senza la Sicilia, di Sicilia, Ducato di Parma, di Modena, di Bologna o di Ravenna comprendente le tre Legazioni, lo Stato della Chiesa…). Una Dieta Federale avrebbe avuto a Roma la propria sede, composta da 5 Ministri, competenti per le materie sovranazionali (Guerra, Marina, Relazioni Estere, Interno e Tesoro), e 75 Deputati. Ogni Stato, infatti, avrebbe dovuto rinunciare a una parte della propria sovranità in modo da consentire l’adozione di un sistema comune, tale da sopprimere le dogane fra Stato e Stato e garantire completa libertà di commercio. Il piano di Viesseux prevedeva una sola direzione delle Poste, una tassa postale comune; uniformità di pesi, monete e misure; una Polizia comune; un Codice di Commercio comune; Istruzione Pubblica organizzata in modo che sarebbe in facoltà di ogni cittadino italiano frequentare indistintamente le Università della Penisola e di farsi laureare in quella che più gli piacesse.
Il progetto di Viesseux proponeva come nucleo della confederazione italiana proprio la Toscana, la sola a detenere un primato civile e culturale. Così egli scrive “una sola provincia d’Italia, la Toscana, si mostra diversa”.
Purtroppo invece una cultura politica accentratrice ha cercato di minimizzare l’indiscutibile primato civile e culturale della nostra regione e di far dimenticare una storia gloriosa, quella del Granducato di Toscana e di tutti gli altri Stati pre-unitari, liberi e sovrani.
La storica frase di Massimo d’Azeglio: “L’Italia è fatta, ora facciamo gli italiani”, appare oggi il portato di una cultura centralista. Siamo certi che il nuovo assetto federale, che dopo 150 anni il nostro Stato si sta finalmente dando, porterà finalmente a tutelare e a valorizzare le identità regionali italiane.
Marco Casucci
Lega Nord Valdichiana Aretina