Ha raccolto un significativo successo l’assemblea pubblica promossa ieri sera alla Sala Civica di Camucia dai firmatari dell’appello “Abbiamo deciso di votare no”, con il quale anche in Valdichiana molti esponenti che fanno riferimento all’area del centrosinistra hanno pubblicamente espresso la loro contrarietà alla riforma costituzionale del Governo Renzi.
Si è trattato di un’assemblea molto partecipata e soprattutto di una bella serata di politica, come purtroppo è sempre più difficile vedere. Un’occasione di confronto aperto, utile per svelare tante false promesse della riforma e, al contrario, la realtà dei rischi a cui sarà esposto il nostro sistema democratico, col principio di rappresentanza minato alle fondamenta, ben poco risparmio e un ruolo degli enti locali e delle comunità territoriali sempre più marginale.
Il dibattito, introdotto dall’intervento di Andrea Vignini, si è protratto fino a tarda notte con la partecipazione di molti cittadini, elettori di centrosinistra, esponenti politici e amministratori: fra gli interventi anche quello del cortonese Federico Rossi, dell’assessore del Comune di Cortona Enrico Gustinelli e di Erica Rampini, assessore del Comune di Monte San Savino.
Le conclusioni sono state affidate all’On. Arturo Scotto
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Mi sarebbe piaciuto esserci ieri sera ma non ho potuto . purtroppo..... Anche per sincerarmi di più di come la penso io naturalmente per il no.
Io non c'ero ma, immagino, sia stato un dibattito nel senso di persone che dibattono, discutono e non si limitano, alla fine, alle tre possibilità di applaudire, applaudire in piedi o applaudire in piedi dicendo bene bravo.
Franco De Santis
Spesso ragiono con il cervello intestinale e con soddisfazione; anche quello "superiore" mi spingerebbe a votare NO, ma se alzo lo sguardo alla collocazione attuale del nostro Paese nel complesso internazionale allora, anche riconoscendo la necessità della sua autonomia ed il suo diritto alla autodeterminazione, turandomi il naso decido per il SI, certo che per la nostra evoluzione nel superamento delle pessime condizioni finanziarie e produttive in cui siamo da trenta anni intrappolati, sia necessaria la percezione degli "altri" della nostra volontà di tornare fra le nazioni più evolute e stabili.