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Nella vicenda Renaia cadono ad una ad una molte delle certezze iniziali , prima tra tutte quella che leggi e procedure siano state correttamente applicate.Quelli che in prima istanza erano descritti come sei piccoli motori di camion che avrebbero prodotto al massimo “ vapor d’acqua e poco co2”, (una sorta di acqua frizzante), sono divenuti , nelle nuove autorizzazioni, un unico impianto le cui emissioni erano dieci volte oltre la soglia consentita e quindi era indispensabile l’applicazione di un abbattitore degli inquinanti.
E’ stato presentato dai Soggetti potenzialmente danneggiati un ricorso al TAR contro le seconde autorizzazioni : il ricorso è stato accolto e verrà discusso nei tempi propri della procedura giudiziaria. E’ stata invece rigettata la richiesta di sospensione cautelare . Questo vuol dire, in sostanza, che i motori potranno essere accesi e rimanere accesi durante il dibattimento; se poi il Giudice accetterà le nostre osservazioni i titolari degli impianti saranno obbligati a ripristinare la situazione attuale e a risarcire i danni causati.Quando ormai tutti si aspettavano di vedere il fumo uscire da quei sei camini ( accorciati-allungati- diritti –con curve … ) adiacenti un tetto in amianto, un nuovo colpo di scena: da documenti recenti,ufficiali e pubblici risulta che mancano all’impianto dei requisiti indispensabili per la sua sicurezza e per la validità delle autorizzazioni. E’ infatti stato negato il certificato antincendio e rilevato che l’impianto, così come realizzato e diverso dal progetto, sarebbe pericoloso anche per l’adiacente deposito di olio di palma. Le imprese quindi volevano accendere i motori, non rendendosi conto che tenere un catalizzatore, che raggiunge altissime temperature, a pochi centimetri dal deposito di combustibile avrebbe comportato un altissimo rischio di incendio ed esplosioni.Siamo ancora di fronte ad una idea folle di risparmio energetico (combustibile che arriva da migliaia di chilometri di distanza) con inoltre impianti gestiti in maniera approssimativa.Sono ormai quasi due anni che il Comitato segnala le incongruenze di questo assurdo progetto e tutte le volte alle falle si è cercato di trovare una toppa; i documenti mancanti si sono miracolosamente materializzati, i pareri negativi sono risultati ininfluenti. Si è rispettata, forse, la forma ignorando adeguate competenze tecniche, precauzione e prudenza. Quanto durerà ancora questa farsa?Quanto ancora potremo continuare ad avere fiducia nelle Istituzioni e negli uomini che le rappresentano?In attesa di adeguate decisioni della Provincia sorge spontanea una riflessione: forse, anche stavolta, qualcuno tirerà fuori un coniglio dal cappello ma , questa volta non sarà solo il Comitato Tutela di Cortona a tenere gli occhi aperti su questa vicenda grottesca; oltre questi, altri occhi impietosi vigileranno, visto che pende un ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale e segnalazione presso la Procura della Repubblica
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