Il Comune di Chiusi ha deliberato, nell’ultima seduta del consiglio, il registro delle unioni civili. Una decisione densa di significati, dal punto di vista sociale e politico.
“Oltre che ottemperare ad uno degli obiettivi del programma elettorale – osserva l’assessore Andrea Micheletti – facciamo un ulteriore passo verso l’integrazione e lo sviluppo, dove l’innalzamento della qualità della vita non è solamente una slogan elettorale”. Il Registro delle unioni civili serva dichiarare uno stato di fatto, non certo a costituire nuovi status o il riconoscimento di poteri o doveri diversi da quelli già riconosciuti dall’ordinamento.
“Allora – aggiunge Micheletti – spetta a noi dare le risposte attese da tanti cittadini: basti pensare alla possibilità, per chi si iscrive nel registro, di partecipare alle graduatorie degli asili nido, di avere diritti in materia di assegnazione e subentro delle case popolari, al contributo affitti o comunque per fini e altri scopi che il Comune riterrà meritevoli di tutela”. Insomma, l’istituzione del Registro delle unioni civili costituisce una presa d’atto concreta verso la tutela della dignità e la lotta alla discriminazione: non a caso il regolamento adottato considerata unione civile il rapporto tra due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso. Nella delibera, il Comune di Chiusi si impegna anche ad assumere “tutte le iniziative per stimolare il recepimento nella legislazione statale delle unioni civili al fine di garantire i principi di libertà individuale ed assicurate in ogni circostanza la parità di condizione dei cittadini”. L’iscrizione al registro può essere chiesta da due persone maggiorenni, sia cittadini italiani che stranieri, non legate tra loro da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela. Sono i vincoli affettivi o motivi di reciproca assistenza morale alla base della richiesta, oltre ovviamente alla residenza anagrafica a Chiusi, da parte di persone coabitanti da almeno un anno rispetto alla data di presentazione dell’istanza di iscrizione, con stato civile libero o in stato di separazione legale da più di tre anni. “L’istituzione di questo registro – afferma il sindaco Stefano Scaramelli – rappresenta una delle novità politiche più forti e rilevanti di questo 2012, anche perché è un tema tornato prepotentemente all’ordine del giorno anche in Parlamento, visto che il fenomeno della convivenza è in netta crescita: rispetto alle 127.000 libere unioni degli anni 1993-94, ormai siamo alle 897.000 quantificate dall’Istat nel 2009, cioè il 5.9% delle coppie. Ormai si tratta di un fenomeno di cui prendere atto, laicamente, al di là dei percorsi individuali e interiori. Vogliamo governare una città al passo con i tempi e a stretto contatto con i bisogni concreti dei propri cittadini e della comunità tutta, dentro una libera e legittima discrezione”.
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