Doppiamente sollecitati dalle colonne di Arezzo Notizie dall’ottimo articolo di Piero Rossi e dalla sagace vignetta di Gianni Brunacci ci sentiamo in qualche modo, se non in dovere, quantomeno nella responsabilità di spendere qualche idea sulla situazione del nostro borgo natio che, dolorosamente paragonato sia ad Hiroshima che alla disastrata Grecia, pare essere divenuto comprensibilmente oggetto delle attenzioni di tutta la Val di Chiana, e in particolare su quali nel prossimo futuro possono essere le prospettive che lo attendono sul piano associativo e culturale.
Saltando a piè pari (per quanto possibile) ogni considerazione “politichese” sul passato e sui motivi che hanno reso possibile tale disarmante situazione (che ognuno può peraltro autonomamente ben giudicare dai frutti che ha prodotto) non resta che prendere attodella attuale contingenza amministrativa che si presenta davvero difficile, tanto più se sommata alle vicissitudini economiche e sociali nelle quali si dibatte il Paese intero.
Se è innegabile che il pesantissimo dissesto delle casse comunali inciderà in negativo per anni ed anni sul futuro dei Castiglionesi condizionandone le prospettive e le aspettative ciò non necessariamente deve precludere ad un parallelo inaridimento del tessuto associativo e propositivo specie nel settore culturale.
Anzi l’attuale situazione potrebbe (forse deve, se non altro per mancanza di alternative valide e percorribili) essere occasione per un salutare scossone alle fin troppo strutturate “gerarchie” (o geriatrie) createsi attorno al pavoneggiante “Moloch” amministrativo/politico/sociale che ha egemonizzato, a suon di sovvenzioni e prebende a pioggia più o meno ogni iniziativa da un ventennio a questa parte, nutrendo svariate
volte più l’apparenza che la sostanza.
Ovviamente chi di questo ha sinora nutrito ego e tasche mal si rassegna a perdere la possibilità di “risplendere” (anche se ad intermittenza) di luce riflessa ed eterodiretta non capendo compiutamente l’essenza di ciò che è palese negli avvenimenti degli ultimi mesi.
Ovvero che siamo solo all’inizio di una vera svolta (fors’anche una rivoluzione) che, sia a livello generale che locale, coinvolgerà ogni precedente atteggiamento di fronte al bene comune e al grado di consapevole partecipazione dei cittadini alla sua gestione.
Cosa che a Castiglion Fiorentino (proprio in ragione del suo particolare stato) può essere in qualche modo accelerata dagli eventi contingenti rendendolo in qualche modo un laboratorio nel quale sperimentare ciò che con ogni probabilità sarà parte del comune futuro italico.
IL “pubblico” (purtroppo sempre più assimilato alla politica nella sua peggiore accezione) d’ora in poi sarà sempre più lontano ed impotente di fronte ai bisogni dei cittadini sormontato com’è dall’enorme peso dei suoi fallimenti. E se questo sarà drammatico sotto tanti e troppi aspetti potrebbe però in altri liberare più energie positive e possibilità di quante ne precluda.
Questo sopratutto nei confronti di quella “società civile” che per quanto nel microcosmos castiglionese appaia sinora per certa parte titubante e poco incline a mettersi in gioco dopo anni di timorosa e ossequiente marginalizzazione (temendo forse tuttora una schedatura tra buoni e cattivi) dovrà ritrovare la via del “Fare” ed il piacere d’essere protagonista in prima persona.
Non per compiacere se stessi o il podestà di turno ma semplicemente per spirito partecipativo e intima soddisfazione morale, ritrovando così l’originale sapore e significato di ogni impegno collettivo e quindi anche politico nel senso più altamente etico della parola.
Per legge universale ogni vuoto tende sempre ad essere riempito e dopo le tenebre invariabilmente giunge la luce. Di ciò si può star certi, come del fatto che i Castiglionesi, come sempre, sapranno passare oltre questo triste periodo dimostrando la loro capacità di volgere al meglio anche le situazioni più difficili.
Circolo culturale liberale l’Acuto
Castiglion Fiorentino
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