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E’ impossibile descrivere il senso di smarrimento e di sconcerto che ho provato, nell’ottobre dello scorso anno, davanti al gigantesco cumulo di calcinacci dell’ex Impianto Termale di Manzano. Quante volte l’avevo evocato nei miei comizi come simbolo emblematico del malgoverno della Sinistra, come cattedrale nel deserto, come manufatto avveniristico frutto di una programmazione sbagliata e dei sogni, frettolosamente riposti nel cassetto, di chi amministra il nostro territorio dal dopoguerra!
Ma ve lo immaginate un impianto termale nella nostra Valdichiana a fare una concorrenza spietata a Montecatini e a Chianciano e a “giocarsela” con quello più modesto e vicino di Rapolano? Ve le immaginate migliaia di arzille signore un po’ attempate ed in menopausa, ardimentose e speranzose quanto basta, ansiose di “passare le acque”…. scendere nella prestigioso e confortevole impianto ferroviario di Camucia e, dopo aver fatto la pipì nella scarpata, cercare affannosamente un autobus o un taxi? Perché, ce lo hanno ripetuto fino alla noia, bisogna puntare sulla qualità e sui beni intangibili del nostro territorio alla ricerca disperata di una dimensione che non ha mai avuto. Mi è capitata tra le mani l’interpellanza che presentai all’assessore Carlo Umberto Salvicchi proprio sull’impianto di Manzano nel lontano 13 luglio 1985. Intendiamoci, anche allora del “Termalismo” neanche l’ombra, l’impianto era in stato di completo abbandono e prudentemente recintato: da un tubo che faceva timidamente capolino dalla rete metallica sgorgava l’ “acqua miracolosa” quella che, secondo il disinvolto assessore, aveva effetti “prodigiosi”… Era accaduto che un mio collega di lavoro, ex capostazione di Terontola, poi scomparso tragicamente in un incidente d’auto, avesse bevuto con fiducia alcuni bottiglioni di quel liquido magico con la grave ed indesiderata conseguenza di una colica renale. Ricordo il sopralluogo in sua compagnia, il filo d’acqua che usciva dal tubo, il suo pessimo sapore, il racconto della grande bevuta, della dolorosissima colica e dei suoi imprevedibili sviluppi. Rimasero letta morta le assicurazioni dell’assessore di installare, come auspicavamo, un cartello che illustrasse le proprietà terapeutiche di quell’acqua tornata per l’occasione alla dimensione più consona di “Fonte de Banino”, avendo prudentemente e pudicamente accantonato quella più prestigiosa ed pretenziosa di impianto termale.In un’altra occasione avevamo suggerito all’Amministrazione Comunale di Cortona di costruire un minareto accanto alla cupola e di donare l’intera struttura alla comunità islamica cortonese, portando avanti e favorendo l’integrazione di culture e religioni diverse. Avremmo potuto inviare alla sua inaugurazione l’on. Gianfranco Fini, assiduo frequentatore di sinagoghe e moschee, che ha dichiarato di considerare la società multirazziale un fenomeno inevitabile esploso in tutta la sua gravità, proprio in questi giorni, con gli sbarchi di migliaia di disperati a Lampedusa. Vi sembra una proposta scriteriata e fuori luogo?…. Ma si possono spendere quattro miliardi di denaro pubblico per costruire una cupola di cemento armato e destinarla, una volta all’anno, alla “Sagra del piccione”, manifestazione gastronomica nota in tutto il mondo (…) che lustro e prestigio ha conferito al nostro territorio? Bisogna dirlo chiaramente: il problema ha risvolti politici prima ancora che giudiziari e rivela l’assoluta incapacità e la miopia di chi ha gestito importanti e notevoli risorse pubbliche. In buona sostanza, è stato sperperato in maniera disinvolta e malaccorta il denaro dei contribuenti e paradossalmente da un’indecenza amministrativa è nata una deriva morale visto che l’impianto era diventato il punto di ritrovo, con una sua dimensione nazionale, di coppie di scambisti ed esibizionisti alla ricerca di sensazioni forti nel nostro territorio.
Si è definitivamente chiuso, sotto un cumulo di macerie, il libro dei sogni delle Amministrazioni di Sinistra, sono evaporate, con un brusco richiamo alla realtà, tutte le strategie fallimentari per dare un futuro all’altezza ad un territorio che ha potenzialità enormi e quasi tutte inespresse.I calcinacci di Manzano, uscendo dalla nostra realtà per proiettarci in una dimensione regionale più ampia, suscitano uno sconcerto identico a quelli dell’orribile pensilina costruita all’uscita della stazione di Firenze Santa Maria Novella negli anni 90 e fatta demolire dal Sindaco Renzi che ha dimostrato coraggio ed onestà intellettuale. Progettata negli anni ’80 dall’architetto Toraldo Di Francia ed inaugurata in occasione dei mondiali di calcio, creava un diaframma spaventoso tra la città e l’avveniristica stazione costruita nel deprecato ventennio ed era diventata un orinatoio a cielo aperto, ricettacolo di barboni e di sbandati.Per concludere, sbaglia chi vuole perseguire a tutti costi la via giudiziaria, aprendo un’autostrada a chi continua a ripetere che la vendita del comprensorio di Manzano si è svolta in maniera ineccepibile e con tutti i crismi della regolarità.
E’ grave ed inutile il ricorso agli organi giudiziari che, nella nostra provincia, possiamo affermarlo per esperienza personale, hanno evitato accuratamente di turbare equilibri consolidati, garantendo sonni tranquilli ad una classe politica un po’ cialtrona e un po’ arruffona.Non ci possono “pensare i giudici” ma dobbiamo avere la capacità di coinvolgere la popolazione nell’elaborazione in un progetto originale che garantisca al nostro territorio sviluppo ed occupazione, dimostrando di essere autenticamente alternativi ad una Sinistra capace di produrre soltanto macerie. Mauro Turenci