Il territorio della Valdichiana e la salute dei suoi cittadini sono in pericolo. La situazione è critica ed occorre che la popolazione si faccia parte attiva per promuovere una semplice richiesta: le amministrazioni pubbliche devono mettersi dalla parte del cittadino, tutelando in primis la sua salute ed i suoi interessi. Niente falsi allarmismi: la Valdichiana e chi vi vive sono oggi seriamente minacciati dalla costruzione di centrali a biomasse, realizzate a spese dei cittadini.
A loro spese sia perché chi costruisce o vorrebbe realizzare tali impianti gode dei finanziamenti che arrivano direttamente dalla bolletta elettrica per il sostegno delle energie alternative, sia perché essi non portano alcun tipo di beneficio per la popolazione rappresentando, anzi, un grave rischio per la salute.
In Valdichiana si sta cercando di creare una “cintura” di centrali a biomasse che di “bio” non hanno assolutamente nulla. La produzione di energia elettrica non avverrebbe, infatti, utilizzando risorse disponibili nelle nostre terre (la “filiera corta”) ma utilizzerebbe combustibili di origine incerta sviluppando emissioni fortemente inquinanti. La costruzione delle centrali a biomasse in Valdichiana non trova alcun genere di giustificazione se non la volontà di pochi di speculare sulla pelle dei cittadini.
La centrale a biomasse che vorrebbero realizzare a Rigutino è un esempio lampante. Esaminando la documentazione prodotta dalla società che ha richiesto le autorizzazioni per la costruzione dell’impianto, è emerso come questo brucerà olio di palma proveniente dall’Africa o da altri Paesi lontani senza rispettare il criterio di filiera corta che dovrebbe essere comunque imprescindibile per tutelare la salute non soltanto della popolazione rigutinese ma quella degli abitanti dell’intera vallata.
La centrale di Rigutino dovrebbe avere una “dimensione” inferiore al Megawatt pur con una potenzialità decisamente maggiore: un escamotage, questo, che consente al costruttore di sottrarsi a tutta una serie di adempimenti e di obblighi. Ed ecco che così facendo chiunque può costruirsi una centrale in grado di sviluppare giorno e notte polveri ultrafini che non si fermano alle prime vie aeree ma scendono molto in profondità, direttamente a livello polmonare, diossine, ossidi dannosi ed altre sostanze gravemente dannose per la salute. Il particolato più fine viene trasportato dal vento per chilometri e, potenzialmente, è in grado di interessare località della Valdichiana anche piuttosto distanti l’una dall’altra.
È quindi indispensabile esortare coloro che amministrano la cosa pubblica a bloccare sul nascere la costruzione di centrali che non portano alcun vantaggio, neppure in termini occupazionali, che sono realizzate esclusivamente a mero titolo speculativo e che rappresentano un grave pericolo per la salute dei cittadini.
L’Associazione Tutela Valdichiana ha deciso di rivolgersi al Comune di Arezzo, nella persona del Sindaco Giuseppe Fanfani, affinché venga presa una posizione decisa rispetto al problema delle centrali a biomasse nel nostro territorio.
Con l’intento di esortare il Sindaco a farsi parte diligente contro la costruzione di centrali a biomasse potenzialmente dannosissime per la salute dei cittadini, è stata organizzata una raccolta firme che ha visto la partecipazione di circa 1.200 cittadini in soli 3 giorni.
Milleduecento persone hanno infatti sottoscritto la petizione che l’Associazione ha appena provveduto a recapitare al Sindaco Fanfani esprimendo forte ansia e grave preoccupazione per l’ipotesi della creazione di centrali nell’area di Poggio Ciliegio, in località Rigutino – all’interno del centro abitato ed in adiacenza alle abitazioni – ed in tutta la vallata in generale, richiedendo un tempestivo intervento di Comune, Provincia e Regione affinché il business delle biomasse non sia lasciato nelle mani di chi guarda esclusivamente al profitto personale.
L’Associazione Tutela Valdichiana auspica che venga aperto a strettissimo giro un tavolo di discussione con l’intento di porre dei paletti: al primo posto deve esservi in ogni caso la salute del cittadino. Nel frattempo è indispensabile agire con la massima prudenza negando l’autorizzazione alla costruzione di qualunque centrale a biomasse.
In gioco c’è il futuro nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti.
L’Associazione Tutela Valdichiana invita tutti i cittadini ad esprimere il proprio diniego alla creazione delle centrali a biomasse nel territorio del Comune di Arezzo e nella Valdichiana nel suo complesso. È fondamentale che ognuno di noi informi amici, parenti e conoscenti circa la pericolosità delle centrali a biomasse, così come esse verrebbero realizzate nella nostra terra.
Maggiori informazioni sulle attività promosse sono disponibili sul sito web http://www.comitatotutelavaldichiana.it
IL TESTO DELLA PETIZIONE INVIATA AL SINDACO DEL COMUNE DI AREZZO, AVV. GIUSEPPE FANFANI.
Alla C.A. Preg.mo
Avv. Giuseppe Fanfani
[noresp.]
Sindaco del Comune di Arezzo
Piazza Libertà, 1
52100 Arezzo
Pregiatissimo Sindaco,
le assemblee dei cittadini che si sono riuniti il 15 giugno u.s. in località Rigutino e il 27 giugno u.s. in località Poggio Ciliegio hanno deliberato di sottoporre alla Sua cortese attenzione il problema del proliferare di piccole installazioni di centrali a biomasse nella Valdichiana.
Al momento, in tutta la Valdichiana aretina, ce ne sono più di 20 (di cui una nel territorio del nostro Comune), per la maggior parte alimentate con biomasse di provenienza estera per una potenza complessiva di diversi Mw e per la quasi totalità installate con chiari intenti speculativi.
Nessuno di questi impianti necessita per legge dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera per la loro potenza inferiore al Mw elettrico ma la somma di tutte le emissioni porterà nella nostra vallata un inquinamento considerevole.
Noi cittadini, che teniamo alla salute della famiglia e dei figli, non possiamo tollerare che a Rigutino, in adiacenza alle civili abitazioni sorga un impianto a potenziale elevatissima pericolosità, una centrale tra l’altro svincolata da ogni produzione di combustibile locale che non possiede nulla di sostenibile dal punto di vista ambientale. Le biomasse che verrebbero bruciate proverrebbero da Paesi lontani e vi è già la richiesta della possibilità di bruciare numerose tipologie di oli generando così, inevitabilmente, un danno per la popolazione e per l’intero ecosistema.
La centrale a biomasse di Rigutino di “bio” non avrebbe proprio nulla dal momento che verrebbero meno tutti i requisiti che in un certo senso la renderebbero “virtuosa”. Essa, infatti, lavorerebbe utilizzando una filiera lunga, brucerebbe olio di palma (un olio molto vischioso che dà luogo ad una combustione non sempre uguale e quindi, sovente, ad emissioni altamente inquinanti e nocive) di provenienza straniera (Africa e sud est asiatico) con un elevato contenuto in termini di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti.
Questo tipo di centrali, come ha chiaramente evidenziato l’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia) presentando un dettagliato studio sulle minacce che gli impianti a biomasse in Valdichiana stanno rappresentando per la salute dei cittadini, emettono nell’aria un particolato ultrafine che viene talora assimilato al PM10 (“particolato medio”) ma che in realtà contiene un vastissimo numero di particelle di dimensioni ridottissime (< PM2,5). I filtri installati presso le centrali a biomasse, per quanto all’avanguardia, non riusciranno mai ad evitare l’emissione delle particelle più piccole, in maggior numero, che potranno così arrivare nelle vie respiratorie del cittadino, fino al livello polmonare. Per non parlare della produzione di polveri secondarie, diossine ed ossidi dannosi.
Studi internazionali, richiamati esplicitamente dall’ISDE, mettono in diretta correlazione l’aumento di un gran numero di patologie (non soltanto tumorali) e della mortalità con la presenza, sul territorio, di centrali a biomasse.
Acclarato che centrali a biomasse, come quella che vorrebbero insediare a Rigutino e come le altre che vorrebbero realizzare in Valdichiana, pongono seri rischi per la salute dei cittadini, riteniamo sia bene agire tempestivamente a tutela della popolazione tutta e del nostro territorio perché, come da Lei giustamente osservato a metà ottobre 2011, la nostra “è un’area di particolare pregio e bellezza, inserita, per di più, in una vallata altrettanto bella quale la Valdichiana”.
Affinché una centrale a biomasse possa essere ritenuta una “ricchezza” per il territorio, e non un mero strumento per l’arricchimento economico di pochi, una speculazione fatta sulla pelle dei cittadini, siamo concordi sul fatto che per l’autorizzazione alla costruzione debbano ricorrere, contemporaneamente, quattro requisiti:
– il richiedente dovrebbe essere esclusivamente un’azienda agricola;
– la centrale dovrà essere a “km zero”. L’azienda agricola, cioé, potrà bruciare solo ed esclusivamente biocombustibili locali (sfalci, potature, legname…);
– la centrale dovrebbe essere di dimensioni molto ridotte ossia inferiori ai 50 kilowatt, più che
sufficienti per alimentare un’azienda;
– l’energia elettrica prodotta non potrà essere rivenduta a terzi.
La Direttiva europea 2009/28/CE sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili, recepita in Italia nel 2011 ed entrata in vigore nel 2012, si pone due scopi fondamentali: ridurre le emissioni di CO2 e la dipendenza dell’Europa da altri Paesi per ciò che riguarda l’approvvigionamento di fonti energetiche. Le centrali a biomasse che verrebbero realizzate nel nostro territorio certamente non soddisfano tali disposizioni contribuendo, anzi, ad emettere in atmosfera CO2, sostanze inquinanti e dannose per la salute.
Le chiediamo pertanto di adottare una Variante al Piano Strutturale ed al Regolamento Urbanistico del Comune di Arezzo per impedire, almeno nel territorio del nostro Comune, il proliferare selvaggio di installazioni realizzate a scopo puramente speculativo, alimentate con combustili di ignota provenienza e senza diretto beneficio degli abitanti e aziende delle zone interessate da tali installazioni, e di farsi parte diligente per coinvolgere in quest’attività di regolamentazione anche i Comuni limitrofi.
Siamo certi che l’adozione di tale variante da parte del Comune più grande per estensione territoriale e per abitanti della Provincia di Arezzo, costituirà anche per gli altri Comuni un valido esempio per una regolamentazione rispettosa del territorio e della salute pubblica.
“Partecipiamo tutti insieme alla costruzione del futuro, perché è là che dovremo andare”.
In fede,
i cittadini.
Arezzo, li 28 giugno 2012.
[.noresp.]