Il 27 febbraio di 100 anni fa a Firenze moriva Spartaco Lavagnini, sindacalista, politico e giornalista, ucciso a revolverate dagli squadristi fascisti.
Lavagnini era nato nel 1889 a Cortona, e qui aveva trascorso la maggior parte della sua breve vita. Fu la più importante vittima dei fascisti in Toscana e il suo assassinio provocò tumulti anche fuori città. Il comune di Firenze ha intitolato a lui un tratto della principale arteria stradale della città, su cui affaccia l’edificio delle Ferrovie, dove Lavagnini lavorava.
Sarebbe bello che il Comune di Cortona, in occasione del centenario del brutale assassinio di Lavagnini, dedicasse una bella iniziativa per far scoprire alla cittadinanza questo importante giovane politico del secolo scorso, figlio del nostro territorio.
Spartaco Lavagnini era nato alle Capezzine nel 1889, il padre era un medico grossetano che insegnava all’Istituto agrario. Qui visse la sua prima gioventù e completò gli studi da ragioniere, fino a quando fu assunto come impiegato alle Ferrovie dello Stato a Firenze. Si iscrisse al Partito Socialista, fu antinterventista e soprattutto si impegnò nello SFI, sindacato dei ferrovieri (all’epoca la categoria di lavoratori più numerosa e importante in ambito nazionale), diventandone in breve segretario della Toscana. A seguito del Congresso di Livorno aderì al neonato partito Comunista.
Il 27 febbraio 1921 è una domenica. Durante la giornata a Firenze c’è stato un attentato in centro città, gli anarchici hanno lanciato una bomba, che ha ucciso un carabiniere e ferito gravemente un giovane fascista. Per vendicare le vittime dell’attentato, alcuni fascisti si organizzano allora in squadre. Una di esse entra da via dei Ginori in via Taddea, dove è la sede del sindacato dei ferrovieri. E’ guidata da Italo Capanni, che verrà poi eletto Deputato lo stesso anno nel primo gruppo di fascisti che entreranno al Parlamento nazionale. Sono le cinque della sera, Lavagnini è solo, intento a scrivere un articolo per il giornale Azione Comunista, che dirige. Capanni gli spara a freddo quattro colpi di revolver, i primi due alla testa, e poi, per spregio, gli mette tra i denti distrutti la propria sigaretta.
L’assassinio ha immediatamente una vasta eco e provoca lo sciopero immediato dei ferrovieri, ai quali si uniscono altre categorie di lavoratori. In tutta la Provincia vi sono manifestazioni e a Firenze, in San Frediano, vengono alzate barricate, temendo altre spedizioni fasciste. Deve infine intervenire l’esercito per riportare la normalità dopo un paio di giorni.
Su “Ordine Nuovo” Antonio Gramsci renderà a Lavagnini un tributo appassionato. Del delitto si occuperà anche la Camera dei Deputati in una seduta infuocata dell’ 8 marzo successivo.
La memoria di Lavagnini e del suo assassinio è stata opportunamente conservata dal Comune di Firenze, che nel secondo dopoguerra intitolò a lui il tratto del viale Regina Margherita dalla Fortezza da Basso a Piazza della Libertà, su cui affaccia il grande palazzo delle Ferrovie, ove Lavagnini era impiegato.
Una curiosità: nel lessico dei Ferrovieri, quello di Spartaco Lavagnini è un nome ricorrente e molto celebre, identificando direttamente il palazzo dello storico “Servizio Materiale e Trazione”, che è stato ed è il cuore della ingegneria ferroviaria italiana, per decenni assoluta avanguardia in campo internazionale.
Quello di Via Taddea è un omicidio politico terribile in un un periodo difficilissimo della vita nazionale. Il centenario della morte di Lavagnini, che è stato un cortonese importante del ‘900, meriterebbe un’attenzione particolare da parte della nostra collettività, con una celebrazione adeguata promossa della Amministrazione Comunale. Un’iniziativa di tal genere dovrebbe consentire sia di mantenere la memoria del grande rilievo che ebbe il nostro concittadino, oltre che costituire un richiamo al rifiuto della violenza politica in tutte le sue forme e all’adesione ai valori costituzionali su cui si fonda oggi il confronto politico; dobbiamo sempre ricordare che le libertà fondamentali che oggi paiono scontate, non debbono essere considerate tali e che sono costate il sangue di molte vittime, compreso quello del nostro concittadino Spartaco.
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