Due soli i nomi: quelli di Simon Trpčeski e di un pianoforte, il suo pianoforte. Sono stati loro i veri protagonisti ieri sera, per il tanto atteso spettacolo del “Tuscan Sun Festival” “Seduction, smoke and music. The story of Chopin and George Sand” (Seduzione, fumo e musica. La storia di Chopin e George Sand); un innesto di teatro e di musica sulla vita del grande compositore e pianista polacco. Sinéad Cusack nei panni di George Sand e Jeremy Irons in quelli ci Frédéric Chopin non hanno per nulla entusiasmato.
Si muovevano sul palcoscenico con il copione in mano e stavano più a guardare quello piuttosto che il pubblico e la loro recitazione declamativa, estetica e per niente immedesimativa non è certo arrivata al cuore dei presenti, dove anche quelle battute che avrebbero dovuto avere un tono drammatico sono state fatte diventare ostentate e anche quasi farsesche. Durante la recitazione, per la verità molto noiosa e statica, si sono susseguiti dei brani musicali, in cui si è esibito il bravissimo Simon Trpčeski, capace di arrivare sempre al fulcro della sacra energia e lirica chopeniana, accompagnato delle volte dalla violoncellista Nina Kotova, un po’ fredda a dire il vero con il suo strumento, delle volte invece dai bravi ballerini Irina Dvorovenko e Maxim Beloserkovsky, di cui ho apprezzato il talento, pur riconoscendo una certa fatica della musica chopiniana ad entrare in contatto con questa soluzione gestuale artistica e ho visto in certi frangenti anche lo stesso Trpčeski costretto a piegarsi al volere della danza piuttosto che al volere di Chopin, ma quando è stato chiamato in causa da solo ci ha deliziato di alta classe pianistica e tra “preludi”, “notturni”, “walzer”, ha tenuto i nostri cuori inchiodati sulla tastiera, con un’interpretazione fedele, pulita, appassionata. Interessante è stato vedere portare in scena quei pezzi per violoncello e pianoforte non molto famosi del maestro polacco. Esempio è la “sonata per violoncello e pianoforte in sol minore, op. 65”, dove i due strumenti dialogano tra di loro con grande leggerezza e sensibilità.
Uno spettacolo che è parso perlopiù improvvisato, messo in scena senza un’idea ben precisa e il nome di un attore famoso non può certo bastare a risollevare le sorti, se il nome non è unito alla qualità. Per fortuna c’è stato Simon Trpčeski, il vero (unico) protagonista della serata. Se prendessimo una bilancia e se ponessimo da una parte il bravo pianista e dall’altra tutti gli altri insieme all’intera concezione dello spettacolo la bilancia penderebbe dalla sua parte: sarebbe lui, da solo, il vincitore e salvatore della serata per uno spettacolo che immagino anche lo stesso Chopin non avrebbe potuto tollerare
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