Cinque i nomi: Pinchas Zukerman, Jessica Linnebach, Jethro Marks, Amanda Forsith e Angela Cheng. Cinque grandi musicisti che ieri sera sono diventati uno. Uno perché si sono trovati tra di loro in un modo tanto armonico da far sembrare che un solo musicista fosse sul palco. Mi resta veramente difficile per questo motivo dare un giudizio a ogni singolo, visto che non mi pare possibile parlare di uno senza l’altro, ma impegnandomi comunque in questa impresa non ho da rilevare niente di negativo in ciascuno, dove tutti sono riusciti a esprimersi al meglio.
La serata è cominciata con il “Duo per violino e viola n. 2 in Si bemolle” di Mozart, in cui Jessica Linnebach al violino e Jehtro Marks alla viola hanno saputo rendere al meglio quella “leggera” (non nel senso superficiale del termine, oserei dire piuttosto nel senso calviniano), spontanea e piacevole gaiezza della musica di corte viennese settecentesca. Per i brani successivi è poi entrata in scena il resto della “compagnia” – Pinchas Zukerman & Zukerman chamber players. Così, per il “Quintetto per pianoforte e archi in Fa minore, op. 34” di Brahms, si sono uniti ai due musicisti il grande maestro Pinchas Zukerman al violino, Amanda Forsith al violoncello e Angela Cheng al pianoforte. L’esecuzione non ha deluso e la musica solenne e precisa del compositore tedesco ha risuonato nel Teatro Signorelli, dove il chiarissimo violinismo di Zukerman, unito all’ottima esibizione del resto dei musicisti, tra cui mi piace ricordare Angela Cheng, sempre pulita sulla tastiera, non ha di certo deluso, ma anzi entusiasmato, rendendo accessibile al pubblico un pezzo piuttosto impegnativo, quale è appunto questo quintetto. Impegnativo anche l’ultimo brano in programma: “Il quintetto per pianoforte in Mi bemolle maggiore, op. 44” di Schumann. Qui la poesia, l’intimità, il romanticismo, l’estro e l’ispirazione del grande maestro romantico hanno regnato, non senza l’aiuto di ancora un’eccellente dimostrazione dei musicisti, sempre attenti alle aspettative dell’autore dello spartito e non sarà inutile allora ancora ricordare le distinte esibizioni di Zukerman e di Angela Cheng e neanche quella di Amanda Forsith, di cui ancora ingiustamente non ho parlato, una colpa la mia, visto che anche lei, come il resto della compagine, non è stata per nulla da meno e il suo violoncello si è amalgamato perfettamente agli altri strumenti. Tanti applausi per questa serata e nessun bis, purtroppo, sicuramente per l’eccessiva lunghezza dei singoli movimenti. Che dire? Una Lode a tutti.
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