Le ultime statistiche ci dicono che gli incidenti sul lavoro sono diminuiti del 6%, di per se è una bella notizia se non rivelasse un altro volto della crisi, la flessione non vuol dire che sono migliorate le misure di sicurezza oppure sono aumentati i controlli, gli incidenti sono scesi perché si lavora meno. Certo non dobbiamo augurarci che pur di far ripartire l’economia torni ad aumentare il numero delle persone vittime di infortuni in fabbrica e nei cantieri.
Quello che dobbiamo sperare è che Il lavoro torni presto ad essere al centro dei nostri interessi: fateci caso siamo diventati tutti esperti di spread, di Euro Bond, di finanza ma del lavoro, quello vero, non parla più nessuno. Sembra che sia una “variabile dipendente” e per questo un effetto secondario rispetto alla stabilità monetaria. Invece non è così o meglio non dovrebbe essere così, perché il lavoro è in primo luogo dignità per una persona e non c’è dignità quando quasi 3,5 milioni di precari campano con uno stipendio medio di 836 euro al mese.
Allora mi domando ce lo vogliamo porre o no il tema di come si costruisce lavoro?
Anche dalle nostre parti forse questo argomento dovrebbe occupare un po’ di più le prime pagine, qualcuno negli anni passati ha accolto con malcelata soddisfazione la crisi del settore orafo: finalmente il mercato faceva giustizia di una categoria di evasori cronici, di arricchiti dell’ultim’ora, di strafottenti alla Bussino, tanto per citare il noto personaggio degli Avanzi di Balera.
Tra loro chi si è posto il problema di quante miglia di posti, tra diretti ed indiretti, creava quel comparto?
E oggi con che cosa lo sostituiamo con le chiacchere sul ritorno alla agricoltura e sul turismo panacea di tutti i mali dell’economia toscana?
Ce ne sono troppi in giro che parlano di Green Economy senza spere di cosa ragionano, economia verde per loro vuol dire un NO scritto a caratteri cubitali sul proprio giardino.
La Green Economy è ben altro, è per esempio ricerca su nuovi materiali per l’industria, produzione di energia dalle rinnovabili, investimenti sulla depurazione e gli acquedotti, un diverso sistema della mobilità urbana, un ciclo dei rifiuti che privilegi il riciclo, il recupero e il riutilizzo. Per fare tutte queste cose servono investimenti e qui ognuno è chiamato a fare la sua parte, da un sistema del credito che deve recuperare la sua vocazione di sostegno all’economia reale agli stessi Enti Locali.
Parliamoci chiaro, in questa situazione non regge più un modello in cui l’80% della spesa regionale è assorbito dalla sanità, questo non vuol dire diminuire l’efficacia del Welfare: significa razionalizzare e rompere la cortina dei privilegi e delle corporazioni. E le risorse risparmiate investirle davvero sulla ricerca, sullo sviluppo di idee innovative, sulle infrastrutture, sul fare impresa. La chiave di volta è come lo Stato tutto, dal governo al più piccolo comune, si mette al servizio dello sviluppo ma da noi si perde ancora tempo mentre il mondo intorno macina chilometri e i russi si comprano le ville a Forte dei Marmi e i cinesi diventano i maggiori acquirenti delle Ferrari, c’è di che meditare.
IL SANSEVERO
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