Sono convinto che quando un lettore si accinge a leggere l’opinione di un libero professionista, di un architetto aretino, circa la vicenda del Riordino delle Province, può mettere nel conto un contributo diverso da quello dei più noti politici nostrani, quasi tutti riconducibili allo slogan “Arezzo Capoluogo di Provincia, Boia chi Molla”. Lascio quindi ai politici di mestiere (parlamentari nazionali e regionali, sindaci e presidenti di enti ed associazioni) gli argomenti sulla ritrovata “Identità Aretina”.
Ma a costoro dico: attenti al “fuoco amico”, soprattutto se si pensa di usare le associazioni di categoria come carne da cannone…
Non sembrerebbe infatti che questi rivoluzionari barricadieri, tutti in piedi sulle sudatissime poltrone e coraggiosamente eretti a difesa dello “status quo”, siano seguiti da folle acclamanti. Con buona pace dei giornalisti!
Ogni battaglia si conclude inevitabilmente facendo il bilancio dei benefici e degli svantaggi conseguiti e non delle opinioni dei combattenti. Pertanto il valore ed il merito di questi politici verrà stabilito non in base ai tonfi delle cartucce sparate ma alla consistenza degli obiettivi colti.
Giudici saranno non solo i loro elettori ma anche i loro ed i nostri figli.
Premesso ciò, vorrei ricostruire la vicenda e tratteggiare velocemente gli argomenti secondo me trascurati.
Tutto nacque con la “spending review”: risparmiare, tagliare i costi della politica, cominciando urgentemente dallo scioglimento di tutte le province. Obiettivo derubricato in “riordino” per evitare la modifica alla Costituzione sotto l’incalzare dello “spread”, e per scongiurare i ricorsi, da parte della suddetta casta non certo da parte della gente comune.
Se il “riordino delle province” è quindi solo un compromesso, non va utilizzato per conservare lo “status quo” ma per contribuire al risanamento del Paese e per renderlo globalmente competitivo.
Ogni proposta dovrebbe perciò essere valutata e misurata per quanto fa “RISPARMIARE” all’Erario e per quanto riesce ad “OTTIMIZZARE” lo Stato.
RISPARMIARE
Mutuando le regole delle “3R” dal linguaggio della sostenibilità ecologica, risparmiare dovrebbe significare ridurre, riutilizzare, riciclare:
1) Ridurre gli Enti, accorpando le province incongrue e i comuni
piccoli (quanto hanno contribuito i politici rivoluzionari di cui sopra, singolarmente presi, a far fallire i tentativi fin qui fatti sia in Casentino che in Valdarno!);
2) Riutilizzare le risorse umane, ricorrendo alla mobilità;
3) Riciclare le risorse tecniche e materiali usate per le vecchie funzioni delle province, utilizzandole come sostegno, stimolo, ausilio e intervento sussidiario rispetto alle funzioni dei comuni e della regione stessa, a sua volta sprecona ed inefficiente (soprattutto sul piano della pianificazione economica e territoriale…)
OTTIMIZZARE
Ottimizzare le funzioni dovrebbe significare attualizzarle, sia riperimetrando l’ambito territoriale, sia ridefinendo il tipo di servizio, sia fissando degli obiettivi concreti:
Riperimetrare, disegnando la nuova provincia o area vasta con gli aretini dentro non come se si trattasse di una “Piccola Patria”, ma tenendo conto che i distretti industriali dell’Aretino sono strettamente interdipendenti con quelli del Valdarno e addirittura del Pratese.
Che le infrastrutture esistenti (Direttissima e A1) e quelle auspicabili e sostenibili (aeroporto di Peretola, Due Mari, metropolitana di superficie nella ferrovia lenta) costituiscono un organismo indivisibile.
Che il sistema delle risorse idriche e di quello dei rifiuti è già nei fatti interconnesso.
-Se questa premessa ha un senso, la ri-perimetrazione dovrebbe prevedere un’Area Vasta a carattere prevalentemente industriale e metropolitano che va da Arezzo a Pistoia, comprendendo Firenze e Prato.
Alla luce della velocità attuale delle comunicazioni materiali ed immateriali l’ambito territoriale della Toscana Orientale o Toscana Interna non è certo più dilatato di come doveva sembrare il territorio della Provincia di Arezzo nel 1861!!!
-L’altra Area Vasta non è solo un fatto residuale: si tratta della Toscana Occidentale o Toscana Costiera che comprende Massa, Lucca, Pisa, Livorno, e per me anche Grosseto e Siena, tenuta insieme da quella spina dorsale costituita oggi dalla Nuova Aurelia e presto dalla Nuova Autostrada Litoranea.
La Toscana Beach (Massa, Lucca, Livorno) e laToscana Country (Siena, Grosseto) potrebbero in realtà procedere divise, come dicono tutte le proposte fin qui avanzate, ma quello che non serve per essere competitivi è semplicemente dannoso.
Limitare le funzioni: abbandonare l’ambizione tacita alla base delle vecchie Province di svolgere tutte le funzioni amministrative possibili, pure con doppioni. Per le funzioni amministrative oggi basterebbe la de-burocratizzazione attraverso la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e l’individuazione di una rete di sportelli (mi riferisco alle pratiche amministrative di Prefettura, Catasto, Soprintendenza, Genio Civile, ecc. )
Occorre pensare quindi all’Area Vasta come ad un efficiente e snello Distretto Economico e/o Comprensorio Ambientale in grado di incidere sul piano dello Sviluppo Sostenibile del Territorio e dell’Economia e di competere globalmente ottimizzando soprattutto tre macro-funzioni:
1°-ambiente-rifiuti-acqua,
2°-trasporti-strade-protezione civile,
3°-istruzione-formazione professionale-turismo.
Gli obiettivi sostenibili:
-Soltanto Due Aree Vaste, non in competizione ma solidali tra loro!!!
Istituzioni snelle a livello intermedio, in competizione sussidiaria coi loro stessi Comuni (dicasi sussidiarietà orizzontale e verticale nei servizi pubblici locali) e con la Regione stessa (dicasi sussidiarietà e partecipazione pesante nella pianificazione e nella legiferazione)
-Una Toscana Interna la cui economia di scala sia in grado di competere per PIL ed esportazioni non solo col Nord-Est d’Italia ma con le regioni più sviluppate d’Europa, come esperti analisti hanno già commentato!!!
-Una Toscana Esterna competitiva a scala globale per il mare ed il paesaggio: una carta comune da giocare non solo nel turismo ma nella politica dei collegamenti interni al Mediterraneo (porti commerciali e turistici con relative infrastrutture).
Concludendo.
Si tratta solo di una “architectural charm”, di una suggestione artistica?
Non è romantica come l’idea di “Arezzo-Piccola Capitale” o di una “Toscana del Sud-Piccola Patria” con tanto di corredo ottocentesco dello sbocco al mare e della protezione fisica delle montagne?
Ebbene, se la Madre di tutte le Battaglie è la competizione mondiale, fra tutte le suggestioni sarei per sceglierne una contemporanea, che possa far navigare e competere la Toscana (con Arezzo) e l’Italia non solo nell’immaginario ma anche nell’economia globale!!!
Arezzo, lì 31-08-2012
Architetto Marino Botti
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