Uno alla volta, facendo il giro dei servizi ospedalieri del san Donato, sto aggiornandomi sul loro stato di efficienza, oltre che sulla mia salute, ma su questa pende la spada di Damocle dell’età e degli stravizi…non c’è da farsi illusioni. Bene. Tutto è cominciato con i classici avvertimenti di quando si ha un problema al sistema centrale di pompaggio.
Lunga attesa al pronto soccorso dell’ esito di prove e controprove, perché dal punto di vista elettrico i segnali erano buoni. Poi, finalmente, il ricovero in sala Emodinamica della UTIC con una certa premura. Circondato da facce sorridenti e rassicuranti, ma impegnate a passo svelto. A tutto rock, con Virgin radio in sottofondo, un ricciuto e solerte medico con la sua equipe procedeva a riaprire vecchie tubature incrostate da cattive abitudini: fumo, poco sport e molta ganascia…
Insomma, fino alla seconda prova ematica di conferma dell’evento ischemico, all’incirca quattro ore, al pronto soccorso ero stato addirittura avviato al codice verde, dal giallo, grazie a un elettrocardiogramma normale. Poi è scattata una procedura molto rapida, perché scienza ed esperienza l’impongono. La pompa centrale, si sa, è variabile nei suoi comportamenti patologici: si può bloccare in pochi attimi, come può seguitare a battere per ore o giorni pur essendo sofferente in qualche sua parte.
In sala Emodinamica dell’UTIC, colloquiando con gli operatori intenzionati a tenermi desto, si aprivano finestre non solo sul mio stato di salute. Intanto erano curiosi di sapere perché non fossi andato come prima tappa all’ospedale più vicino. Lì è stato facile rispondere: sapendo che non c’è l’Emodinamica, che ci andavo a fare? a perdere momenti che si sarebbero potuti rivelare preziosi?…Infatti… gli affettuosi ed efficienti sanitari hanno confermato, indirettamente, la mia lucida decisione di saltare l’ospedale di zona, andando direttamente al s. Donato, raccontandomi un fatto tragico. Pochi giorni innanzi, in contemporanea, ambulanze provenienti dalla Valtiberina annunciavano due casi di ischemia. Giocoforza, un malato fu soccorso con successo al s. Donato, l’altro, non essendoci la disponibilità di una seconda sala Emodinamica, fu dirottato a Siena. Ma, durante il viaggio, il malato è tornato al creatore… Non nascondo la segreta riconoscenza – in quel frangente – alla mia vecchia maltrattata pompa che ha sopportato le inevitabili lungaggini (ovvero i protocolli) di un pronto soccorso sempre piuttosto carico di pressione.
Avrei potuto tenere per me questa storia di salute, comune, ogni giorno, a tante altre. Se nonché a un paio di settimane dalle mie dimissioni, ripensando alla fortunata, per me, coincidenza di aver trovato una prestazione all’altezza del bisogno nell’ospedale principale aretino, mi sono chiesto se non fosse il caso di esprimere pubblicamente un interrogativo: in provincia di Arezzo c’è una sola sala Emodinamica annessa all’UTIC? E, se sì, non sarebbe il caso di affiancargliene un’altra per situazioni d’emergenza, considerando il numero degli abitanti, oltre trecentomila, e l’età media piuttosto avanzata degli stessi, per i quali spesso sono richieste, d’urgenza, installazioni di pacemaker e protesi coronariche?
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