Non entro nel merito delle situazioni “organizzative del Congresso” sollevate da Arturo Scotto nella sua intervista all’Huffington Post di oggi ma ritengo che egli abbia pienamente ragione. La questione che lui pone è squisitamente politica e accanto ad un non celato disappunto sulle questioni organizzative egli pone alcuni temi di riflessione sulla prospettiva che ritengo pienamente meritevoli da attenzione.
Intanto credo che si debba chiarire che la nascita di un soggetto politico che si richiama ai valori di una sinistra popolare e democratica debba avvenire con idee chiare ed inequivocabili sulla prospettiva. A me personalmente, ad esempio, un nuovo partito identitario, di testimonianza, votato solo e soltanto al “fare opposizione” francamente non convince e neppure interessa. Dopo la scomparsa dei partiti storici della sinistra si è assistito alla nascita ed alla successiva divisione e frantumazione di un numero altissimo di esperienze politiche. Si va da Rifondazione Comunista, ai Comunisti Italiani di Cossutta fino a SEL ed alla miriade di piccolissimi movimenti che si rifanno all’esperienza comunista e socialista. Quello che è mancato è stata la rinascita di un partito con aspirazioni ben diverse, aspirazioni di guida e governo di un Paese francamente dilaniato da populismi di vario genere e di varia natura, rigurgiti di destre xenofobe e pericolosamente fasciste. Poteva esserlo il Pd? Francamente non riesco a dare una risposta compiuta a questa domanda. Forse poteva esserlo se non avesse percorso una strada che via, via lo ha portato ad una deriva neocentrista che ricorda più le esperienze dorate che non quelle berlingueriane. Oggi dopo il referendum costituzionale ci stiamo trovando dinanzi ad una prospettiva politica nuova e per certi versi inedita. Paradossalmente è proprio il rifiuto di Renzi e del suo “giglio magico”, di fare un passo indietro tenendo fede a quanto detto precedentemente e dinanzi al rifiuto a discutere in un congresso delle ragioni di una sconfitta, che si riapre (speriamo) un dibattito accompagnato da una prospettiva nuova. Lo scontento nella base di sinistra del Pd c’è ed è innegabile e le iniziative di Massimo D’Alema e di Pierluigi Bersani ne sono chiara ed innegabile testimonianza. Oggi ancora non possiamo conoscere gli esiti di questa situazione ma sono convinto che presto, addirittura nei prossimi giorni si possano aprire scenari fino a poco tempo fa insperati. Non si tratta adesso di mettere il carro davanti ai buoi e di prefigurare già adesso alleanze ma tuttavia appare innegabile che sarebbe suicida non valutare sino in fondo l’opportunità di mettere in piedi un movimento programmatico, popolare, con connotazioni socialiste e democratiche che possa finalmente ridare speranza ai tanti cittadini ed ai tanti elettori tradizionalmente di sinistra e che delusi dagli eventi e da molte scelte del passato si sono rifugiati nell’astensionismo se non addirittura nelle braccia perigliose di qualche populista nostrano. Sarebbe una iattura non valutare la forza di una possibile iniziativa che riporti la sinistra dai tratti che prima elencavo ad una rappresentanza a due cifre tale da poter influenzare positivamente le politiche nazionali in tema di lavoro, di precarietà, di politiche rivolte ai giovani. Ed allora e per concludere questa modesta riflessione “ad alta voce”, Sinistra Italiana può restare indifferente a queste novità? Io credo di no. Se lo facesse forse perderebbe l’occasione che potrebbe rappresentare l’ultimo treno per la sinistra in Italia.
Remo Rossi