Che disperazione, che delusione dover campar, sempre in disdetta, sempre in bolletta ! Ma se un posticino domani cara io troverò, di gemme d’oro ti coprirò! Se potessi avere mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovar tutta la felicità !
Se potessi avere mille lire al mese…è il leitmotiv di una nota e scanzonata melodia del 1938. Una cifra cospicua per quel tempo! Il clima generale delle ultime settimane è molto depresso, aumenta tutto in modo esponenziale, l’ultimo in ordine cronologico i carburanti ( si paga ancora l’accisa per la campagna in Abissinia! ) solo gli stipendi rimangono fermi, anzi, bloccati per un paio di anni… forse!
Incertezza, precarietà, stiamo smarrendo il senso dell’orientamento e…non solo quello. In questi giorni ( avrebbero dovuto essere di festa ) abbiamo l’occasione per ritemprare lo spirito, il fisico e le idee. Per cercare di distogliere i pensieri inerenti la situazione socio – politica – culturale ( mi astengo intenzionalmente dal qualificarla non riuscirei ad essere obiettivo, pacato ed equilibrato ) ho cercato di narcotizzarmi leggendo la celeberrima poesia di Joseph Rudyard Kipling, scritta nel 1895, dedicata al figlio, sperando anch’io possa dedicarne una alle mie figlie, dal seguente titolo: ” If ” ovvero, Se…
“Se riesci a conservare il controllo quando tutti Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa; Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio; […] Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù, a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente, Se non riesce a ferirti il nemico né l’amico più caro, Se tutti contano per te, ma nessuno troppo; Dando valore a ogni minuto che passa, Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa, E – quel che è di più – sei un Uomo, figlio mio! “
Edificante meditazione, a me, sembra l’emblema della “caotica – aggrovigliata” situazione attuale. Smarrire il sangue freddo è deleterio, c’induce ad errori macroscopici dispa[e]rati. L’economia emotiva docet. Da bambino, spesso, ero assorto ad ascoltare ” l’eroiche e semplici ” confabulazioni di vita quotidiana dei miei nonni.
Negli ultimi sei – sette lustri, con il duro lavoro e la fronte madida di sudore, ho visto un’intera generazione di genitori dei miei coetanei realizzare grandi imprese, non solo edili anche educative, formative. La situazione socio – economico – finanziaria – culturale non è stata mai così tanto disperata ( eufemismo ) vilipendiata come quella dei nostri giorni. Alla disperazione segue sempre la paura, di agire, pensare, immaginare…
Se, invece, della paura, rabbia, disperazione, dell’immobilismo gambizzante, l’analisi cinica e razionale prendesse il sopravvento cosa potrebbe succedere? L’aspetto peggiore è il dover uscire fuori dall’euro zona, dall’euro, dal fondo monetario mondiale e riiniziare dal punto di partenza, proprio come l’Argentina. Ovviamente non è auspicabile, ( forse?) visto l’unico vantaggio tangibile nell’essere membro fondatore dell’euro è quello di: spronarci spingendoci ad un confronto serrato con le altre economie europee, quindi, a farci diventare ancora più formiche evitando sperperi per la spesa pubblica.
Se ri – tornassimo alla tanto amata, “vituperata” £ira, svalutata rispetto all’euro, oltre al guadagno ricavato da risparmi investiti nei mercati esteri ( per i tanti o pochi che li posseggono ) e delle obbligazioni, salirebbe il costo del petrolio ( come già avviene, tra il più caro in Europa ) e l’inflazione. Tuttavia, saremmo maggiormente favoriti nell’esportazioni quindi l’economia riprenderebbe slancio esattamente come si faceva un paio di lustri or sono, svalutando sistematicamente la £ira per aumentare l’ esportazioni e le consequenziali domande del settore turistico e industriale. Campi dove le nostre imprese ( anche quelle artigianali, piccole e medie ) non hanno nulla da invidiare a quelle estere, anzi spesso primeggiano sia nel rapporto qualità – prezzo, sia in quello domanda – offerta. E’ auspicabile si attuino tutte quelle riforme e politiche indispensabili non realizzate quando l’euro ha visto i suoi albori, ( negligenza di quella classe politica o crassa ignoranza?) moneta unica senza Stato…unico! Un coordinamento reale tra le tre maggiori economie monetarie europee: italiana, tedesca, francese ( l’Inghilterra con la sua sterline è saggiamente fuori ) e non solo di cosmesi o di mero opportunismo affinché si possa avere un’unica politica economica, fiscale e previdenziale oppure un’autorità (unica) che abbia i poteri di uniformare i rispettivi parametri e criteri di produzione, distribuzione delle risorse e ricchezze. Altrimenti, il gigante giallo ( Cina ) i fondi d’investimento canadesi, i mercati continuano inesorabilmente a sgretolarci a… centrifugarci, fagocitandoci! Per intenderci, e come se l’Europa, rappresentata da una squadra di abili, poliedrici, volenterosi puffetti volesse ( tafazzianamente s’intestardisse ) a sfidare i grintosi, virtuosi, vigori All Blacks ( Nuova Zelanda ) solo l’accostamento suscita l’ilarità, lo scherno. Dirò di più, già a partire dall’inno, la Ka Mate la più celebre forma di “Haka ” incuterebbero terrore, con effetti psico somatici, sciolti, notevoli.
Zygmunt Bauman, sociologo, ( 1925 ) nei suoi ultimi lavori, ha tentato di spiegare la postmodernità usando la metafora della società liquida e quella “spietata” della
mercificazione morale e valoriale ridotta a postribolo dei mercati e colossi finanziari. Egli sostiene: “… l’incertezza che attanaglia la società moderna, deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori. In particolare, concetti ( connessi ) quali il consumismo e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione e l’industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo ( clan di pochi eletti ) per non sentirsi esclusa “.
Mala tempora currunt
Fabio Bray