Lo spunto per queste brevi riflessioni è arrivato dalla lettura dell’articolo di Alessandra Pan ”A piedi nudi nel parco” contenuto nella rubrica ”Agli antipodi” del mensile Elle del mese di Aprile.
In treno, al ritorno da una mattinata di lezioni universitarie piuttosto piatta, mi sono messa a leggere per ammazzare in qualche modo l’attesa, di ben 50 minuti, del viaggio che da Perugia mi riporta a Terontola (e sottolineo che in linea d’aria le due destinazioni distano circa 43 km!!), percorso sempre sonnolento e snervante (si perdono 10 minuti quasi a ogni fermata perché è necessario aspettare la coincidenza a causa della presenza di un solo binario!), insomma apro Elle e mi butto a capofitto su questa rubrica che mi piace tanto: la giornalista è una moglie-madre-lavoratrice che ha deciso di seguire il marito che per lavoro si è trasferito in Australia, a Perth, con i figli adottati e due cagnoloni, e ogni mese racconta come è cambiata la sua vita dall’altra parte del globo.
Anche questa volta il titolo dell’articolo promette bene, comincio a leggere e le espressioni che il dirimpettaio del posto treno vede susseguirsi sul mio volto sono le seguenti: comprensione per aver capito il contenuto, ovvero trattasi dei parchi di Perth, iniziale perplessità per il numero di questi, 426 solo per un distretto della città, stupore per le attività sportive che vi si possono svolgere: passeggiare, jogging, running, nordic walking( camminata con racchette ai piedi), fare palestra all’aperto con cyclette gratuite e fornite di registratore del programma sportivo svolto inviabile al cellulare o al tablet, giocare in campi e campetti a qualsiasi tipo di sport di squadra, usare sentieri per le bici, pattini e skate; sgomento(letterale, con tanto di occhi strabuzzanti e bocca spalancata) per l’esistenza di barbecue dove si può cucinare ogni ben di dio, senza prenotare e con il solo ragionevole obbligo di pulire una volta finita la mangiata; rispetto e quasi venerazione per i gazebo dove espongono opere d’arte giovani artisti e per l’exhibition path, sentiero della mostra di scultura en plein air, per l’area giochi dedicata ai bambini, per l’altalena fatta apposta per i disabili e per le docce e i bidoni della differenziata; batosta finale al sapere che i parchi sono aperti 24 ore su 24 e che tutto è gratuito.
A questo punto mi sono chiesta se non stessi leggendo la descrizione di una città utopica, da favola rosa per bimbi, perché da come se ne parla pare proprio che Perth lo sia. No, questa è la realtà, e le mie contrastanti sensazioni nascono solo dal fatto che sono abituata a tutt’altro: parchi inesistenti, aree verdi seccate dallo smog delle auto che le circondano pericolosamente, o addirittura asfaltate, con dentro giusto un’altalena e due panchine, sentieri fuori mano coperti di erbacce e di sudiciume, amanti dello sport all’aria aperta costretti a correre nella statale a rischio della vita.
Perth non sarà la città perfetta, ma di certo Camucia è diventato un paese disabituato alla buona qualità della vita e indifferente ai benefici che porterebbe creare parchi e zone di svago, anche perché gli spazi non mancano.
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