C’è in giro aria di conformismo, quattro SI! Questa è la parola d’ordine: associazioni, gente di spettacolo, partiti, amministratori, tutti in marcia verso il radioso futuro e l’immancabile vittoria referendaria. Premesso che i Si ai referendum sul nucleare e sul legittimo impedimento rappresentano un imperativo categorico per il resto ho più di un dubbio. Le perplessità aumentano quando leggo che Sindaci, Presidenti di Provincia, Governatori di Regioni, tranne qualche lodevole eccezione, si schierano senza battere ciglio sul fronte del SI ai quesiti sull’acqua.
Comprendo i Partiti, è difficile spiegare che si può diversificare il proprio voto, quattro SI lo capiscono tutti e consente, con poca fatica, di centrare il bersaglio grosso. Non capisco chi dice quattro SI pur ricoprendo ruoli di governo (locale, provinciale, regionale). I SI ai referendum sull’acqua rischiano infatti di innescare una spirale dalle conseguenze imprevedibili. Cerco di spiegarmi meglio, Intanto c’è una questione “culturale” che si dovrà prima o affrontare: i servizi pubblici costano e qualcuno li deve pagare. Il nostro è uno strano paese dove la maggioranza dei cittadini accetta, senza nemmeno fiatare, aumenti spropositati dei carburanti, un paese dove si pagano tariffe sulla telefonia mobile sopra la media europea, un paese dove ci facciamo prendere per il collo dagli abbonamenti RAI, SKY e Premium. Però quando si tratta di pagare l’asilo, le mense, i trasporti scolastici, la nettezza urbana e l’acquedotto, diventiamo delle belve. Il caso dell’acqua è istruttivo, ci sono i sostenitori dell’acqua gratuita. Sono d’accordo anch’io, però mi si deve spiegare chi deve metter i soldi per le manutenzioni, le tubature, i depuratori, i potabilizzatori, i dipendenti, gli escavatori e tutto quello che serve per mandare avanti le opere. Io penso che debbano pagarli i consumatori e deve pagare in misura maggiore chi più utilizza il servizio. Se così non fosse tutti i costi finirebbero sulla tassazione generale con il bel risultato che a tirare fuori i denari sarebbero sempre i soliti, andate vedere per favore le ultime rilevazioni sull’evasione fiscale in Italia. Peraltro con il discorso della tassa e non della tariffa daremmo un bell’incentivo allo spreco, tanto “paga Pantalone”. Ne deriva che l’acqua non è mai e sottolineo mai gratuita, forse lo è quella che andiamo a prendere con il secchio in qualche gora. Per questo i due SI al referendum sull’acqua sono un grande bluff. Si vuole eliminare il privato dalla gestione, sottolineo il termine gestione, perché chi afferma che l’acqua veniva ceduta come bene ai privati dice una grande sciocchezza, l’acqua è e rimarrà pubblica. Perché un bluff? Perché la cura sarebbe peggiore del male, se vincessero i Si gli investimenti su acquedotti, reti fognarie, depuratori andrebbero a farsi benedire, solo in Toscana sono a rischio progetti per 2,5 miliardi di euro. Che si fa, si ferma tutto?
Abbiamo poi il quesito sul fatto che non si debba remunerare il capitale investito nei lavori di miglioramento delle reti idriche, qui siamo nel campo della fantaeconomia. I soldi, anche quelli destinati ad investimenti pubblici, costano e chi rischia ha diritto ad essere compensato. Anche nel caso di azionariato diffuso, una public company di gestione del servizio, sarebbe interessante conoscere quale cittadino, quale famiglia, qual impresa metterebbero dei soldi nel capitale senza ricevere un giusto interesse.
Per questi motivi gli Amministratori Locali sbagliano a declamare tutta la loro passione per il SI sull’acqua. Sbagliano perché ci sarebbe un blocco degli investimenti e quindi dei lavori con disagi per tutti, sbagliano perché funzioni, competenze e responsabilità rischiano di tornare in capo ai Comuni senza possibilità di poterle gestire, sbagliano perché senza remunerazione la bancabilità dei progetti, anche se fossero tutti in mano pubblica, non sarebbe possibile. Per questo bisogna andarci molto cauti, la buona amministrazione non si costruisce con i proclami ma affrontando e risolvendo i problemi. Questo è lo spirito del riformismo, quello spirito che oggi mi porta a dire un SI convinto per eliminare l’infausta prospettiva nucleare e l’obbrobrio del legittimo impedimento ed un NO altrettanto convinto sull’acqua, perché voglio che i sevizi funzionino, chi li gestisce non mi interessa, purché lavori bene.