Il Papa ad Arezzo: argomento della settimana più che del giorno. Su Facebook spopolano posizioni neo-ghibelline e neo-guelfe, con infinite faide. Si va dagli sberleffi alle offese, si critica e difende tutto e tutti. Argomenti di discussione sono stati prima i 90 mila euro spesi dal Comune, poi la spilla d’oro che sarà donata al Pontefice prodotta dalla famosissima prima azienda della storia orafa aretina, infine la “blindatura” della città di queste ore. C’è chi è entusiasta, chi se la prende coi “laicisti”, chi dice che andrà chilometri e chilometri lontano, chi lancia anatemi di ogni sorta e chi, più blandamente, spera che piova (cosa peraltro realistica a guardare le previsioni).
Non voglio entrare nella polemica anche perchè rivendico la mia personale libertà, di fronte a questa vicenda, di sentirmi totalmente disinteressato alla cosa.
Secondo un vecchio modo di dire e di intendere lo cose che una volta era tanto in voga il Papa sarebbe da considerare “un capo di stato straniero” (cioè della Città del Vaticano) e come tale meriterebbe quantomeno il rispetto e il lavoro che verrebbe messo in campo per la visita di un qualsiasi altro premier o presidente straniero.
E in effetti se fosse venuto Putin (tiro un nome a caso) perchè voleva salutare Monti e Fanfani ad Arezzo o guardarsi la Giostra del saracino probabilmente le spese pubbliche messe in campo sarebbero state le stesse e una spilla d’oro o qualcosa di simile gli sarebbe stata regalata.
Ma probabilmente se fosse venuto Putin o fosse arrivato Hollande, o la Merkel, le polemiche sarebbero state minori.
Perchè?
Perchè ridurre il Papa a un semplice “capo di stato straniero” è una forzatura che non regge. Il Papa è anche altro. Il Papa è un punto di riferimento per milioni di suoi fedeli e anche di non fedeli. Gente che ci crede e che non ci crede, ma vive comunque in un mondo dove i credenti sono ancora maggioranza. Tantissimi di essi sono italiani, tantissimi aretini.
Io credo che tutti meritino rispetto.
Lo merita chi ci crede e vuol vedere il Papa e allo stesso modo lo meritano le migliaia di non credenti e/o disinteressati che devono saper tollerare, ma certo non possono vedere la loro vita incasinata oltremisura da questa visita.
E il rispetto lo meritano anche le migliaia di disoccupati, le centinaia di famiglie della nostra provincia che versano in gravi o gravissime difficoltà economiche e che con anche mille di quei 90mila euro saprebbero bene cosa farci.
Ribadendo quindi il mio disinteresse voglio precisare però una cosa: che mi auguro che la giornata di domani, dopo tutte queste polemiche, invece che essere una nuova occasione di contrasto e divisione possa svolgere l’effetto contrario.
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1)Valutiamo insieme perché lo Stato della Città del Vaticano è uno stato estero.
2)Tanto più la maggioranza si sente, tanto più è uno smacco alle minoranze. La democrazia può esistere solo se le minoranze sanno che la maggioranza non si sognerà mai di farle torti.
Il problema non è un papa che fa una visita (in prima approssimazione).
I problemi sono i costi e i gesti clericali dei rappresentanti delle istituzioni che, in quanto tali, devono essere equidistanti e non immischiarsi in cose religiose.
Lo dicevano perfino i cattolici ai Camaldoli ('43), ma forse quel tipo di politica cattolica non piace ed è per questo che si va a visitare La Verna