Oggi è il FridaysForFuture, un giorno speciale, nato dall’iniziativa di una sedicenne che si chiama Greta Thunberg. Un venerdì destinato a entrare nella memoria come una delle più grandi mobilitazioni per salvare il pianeta. Ve lo chiedo per favore: non facciamo diventare questa bella iniziativa qualcosa di diverso, dai post, dalle foto e dai commenti ho osservato che in parecchi vogliono metterci il cappello sopra.
Lasciamo che i nostri ragazzi facciano quello che si sentono di fare, senza condizionamenti, senza bandiere. Anche perché i politici, gli economisti, gli scienziati, i benpensanti che oggi sostengono (e fanno bene) questa manifestazione portano, ognuno per la sua parte, pesanti responsabilità per quello che sta accadendo al clima e all’ambiente: peccati di omissione, vigliaccheria, conformismo, opportunismo. Tutti noi portiamo la nostra parte di colpa.
In questi anni si è volutamente ignorato il grido di allarme della terra, si è consumato, sperperato, distrutto senza pensare al domani. Rinviando quello che poteva e doveva essere fatto oggi.
Per questo, pur guardando con grande simpatia e speranza al FridaysForFuture, non andrò, a differenza dei soliti “succhiaruote”, in piazza. Non ci andrò semplicemente perché non spetta a noi, generazioni che hanno sbagliato quasi tutto in tema di ambiente andare in piazza. Spetta a chi ha ancora le mani pulite e lo sguardo puro andare in strada e gridare la propria indignazione e lanciare verso il cielo una speranza.
Un’ultima avvertenza: nessun pasto è gratis. Quindi se si vuole affrontare seriamente il tema ambientale è necessario ripensare il modello di sviluppo: questo significa rinunciare a qualcosa in termini di benessere (o presunto tale), in termini di comodità, di consumo perché non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, questo i ragazzi e le ragazze che vanno in piazza devono saperlo.
Paolo Brandi
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