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Perchè Grillo vince

L’ultima tornata elettorale dispone alla riflessione sulla perdita di “solidità” della politica tradizionale, due sono i segnali: l’aumento del non-voto e l’emergere di un movimento come quello di Grillo. Il primo indica una sfiducia generalizzata verso l’offerta politica, il secondo la ricerca di un modo nuovo di fare politica. Sintomi ambedue di un paese al tempo stesso stanco e vitale, non potrebbe essere diversamente quando il 44% dei giovani con un titolo elevato di studio si dichiara disponibile ad andarsene dall’Italia.

Questo vuol dire che c’è una parte della società, quella più viva, che non ne può più ma non per questo rinuncia a guardare avanti.

La questione è che la politica tradizionale appare incapace di afferrare il futuro, qualcuno ha scritto che con “queste elezioni è finito un ciclo anche se un altro non è ancora cominciato”, esuberante ottimismo! Troppi infatti sono ancora gli attori in gioco, troppe le incognite, compreso quel corpaccione moderato che in questa tornata ha scelto di non scegliere e che rimane determinante in ogni elezione.

E’ difficile pensare quello che potrà accadere, è possibile però stabilire alcune cose semplici da fare: una riforma elettorale seria che tolga, non ai partiti, ma alle segreterie dei partiti la possibilità di blindare le liste, primarie dove non si confrontino solo i candidati ma le idee che di cui sono portatori, in ultimo programmi amministrativi e/o politici che non contengano margini di ambiguità.

Quello che sta succedendo al comune di Arezzo è sintomatico: hanno tutti ragione e contemporaneamente hanno tutti torto, questo avviene perché dei programmi, fin dai tempi dell’Ulivo (che infatti si è seccato), è sempre possibile dare una doppia lettura.

Il programma non è il contratto con i cittadini, l’indicazione di una direzione di marcia bensì il terreno di mediazione tra partiti che, su molte cose, la pensano in maniera opposta. Si vede poi il risultato: o la paralisi oppure la rottura.

Per cui oggi ha buon gioco chi, con un colpo di spada, divide il buono dal cattivo e rende chiaro ai cittadini quello che vuole. Per certi versi sono contento della vittoria dei grillini in una città importante, perché ora li attende l’ardua prova del governo, fino a che si sta fuori dalle stanze dei bottoni è facile indicare soluzioni, da questo momento in poi vediamo quello che succederà.

Immagino che adesso, anche dalle nostre parti, sarà tutto un cantare di grilli, può darsi che sia un bene, almeno costringeranno un po’ tutti a ripensare alla politica non solo come arte sottile della mediazione ma come strumento di decisione

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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  • dalle mie parti, la ciociaria, i vecchi contadini avevano un detto dal sapore molto antico, col profumo ancora dei vecchi maestri stoici romani, che dice: "QUANDO A TORDI E... QUANDO A GRILLI", nel senso ovvio che è meglio accontentarsi di quel che la vita riserva e mangiare anche i grilli quando mancano i tordi, senza perdere il buon umore; che fosse una premonizione? io seguo questo insegnamento

  • Non conosco il programma nazionale dei grillini e non posso esprimermi sulle loro proposte. Una cosa è certa: nell'immaginario collettivo rappresentano un elemento di rottura e di discontinuità con questa classe politica. Ho sempre sostenuto, nel mio ambiente , che per prendere voti occorre caratterizzare l'impegno, parlare un linguaggio comprensibile, evitare di stipulare alleanze imbarazzanti. Non occorre essere "moderati" (...), non occorre correre verso il centro. Gli elettori non distinguono più i partiti e non ne percepiscono le differenze. Per questo preferiscono un comico a politici stagionati e screditati che hanno smarrito il senso del ridicolo...

  • Il voto ai Grillini non si può semplicemente classificare come un voto di protesta, è una esplicità richiesta di rinnovamento rivolta ai partiti, via i politicanti beceri e affabulatori che sprecano stantie parole inutili per incantare la gente, quella politica è vecchia come quelli che la rappresentano, vedete Parma dove la casta ha voluto riproporre una minestra riscaldata e che aveva già dato prova di incapacità, i vecchi politicanti non si smentiscono mai e vogliono a tutti i costi risorgere dalle loro ceneri, sono questi i comportamenti da eliminare come è ora che le solite facce si facciano da parte, tipo Dalema a sinistra, invece lui continua imperterrito con il suo sorrisino, ma non è il solo è davvero in buona e folta compagnia.

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Michele Lupetti

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