Ho appreso che dal 26 Novembre entrerà in vigore la normativa che prevede l’obbligo per chiunque acquisti additivi di essere in possesso del “patentino agricolo“ . Fino ad ora l’obbligo era riservato a chi usava additivi definiti nocivi, tossici e molto tossici. Ora sarà necessario averlo anche per dare del semplice ramato (più volgarmente definita acquetta) ai pomodori o alle rose.
Fin qui nulla di male: è giusto che anche pensionati di 70-80 anni che coltivano per hobby una pergola di vite o poche piante di pomodoro conoscano le norme per un uso sicuro e pulito di detti aditivi, anche se, sicuramente un uso limitato di solfato di rame non può creare grossi danni alla salute delle persone ed all’ambiente circostante.
Non mi sembra però corretto che per ottenere ciò siano obbligati a seguire un corso di quindici giorni per un totale di 20 ore di lezioni a pagamento (si parla di 135-150 Euro) e oltretutto con un esame finale, davanti ad una commissione nominata dalla provincia (a proposito non erano sciolte!) che, se non superato, vi è l’obbligati a seguirne un’altro ripagando altre 135-150 Euro.
Al momento che scrivo non mi risulta che qualche organizzazione sindacale dei pensionati o associazioni agricole mi risulta abbia contestato tale normativa… forse perché a tenere i corsi e quindi a incassare la quota di iscrizione saranno le stesse organizzazioni sindacali?
Io credo sarebbe più opportuno mettere in campo normative più stringenti e maggiori controlli sull’uso di qualsiasi additivo nelle grandi e medie e piccole aziende agricole in modo da difendere maggiormente la salute del territorio e dei cittadini altrimenti piuttosto che andare a chiedere ancora altri soldi ai piccoli agricoltori
Altrimenti non ci sarà più nessun “Km zero” a salvarci.