L’argentino Jorge Bergoglio è il nuovo Papa. Come quasi sempre accade è un risultato a sorpresa quello del Conclave, coi superfavoriti che sono stati superati da quello che veniva considerato un outsider senza grosse speranze. La prima cosa che colpisce è la scelta del nome, che era nell’aria e ha un significato enorme: chiamarsi Francesco I in ricordo di San Francesco d’Assisi è un messaggio fortissimo di riscoperta della parte migliore della storia della Chiesa cattolica.
Questa mossa, in un momento in cui la Chiesa è assediata dalle critiche, sulla stampa e su tanta pubblicistica impegnata a settacciarne scandali e colpe più o meno recenti, potrebbe risultare davvero vincente.
Perchè?
Ma perchè la Chiesa sembra dirci di voler ripartire dal suo più grande e forte simbolo di umiltà e dedizione alla fede e al bene. Quella di Francesco d’Assisi era una fede attiva, fatta di coraggio e volontà di cambiamento, un modello eternamente valido che può costituire una base di partenza per un modo nuovo di intendere l’istituzione ecclesiastica.
Bergoglio, da par suo, ha già dimostrato di avere qualità comunicative indubbie e di poter sostenere bene questo nuovo vento: già nelle poche parole dette dopo la sua elezione si è dimostrato brillante, molto motivato e in grado di parlare in modo semplice e chiaro a tutti, catturando simpatie e devozione.
Un altro elemento di estremo rilievo è il fatto che il Papa sia sudamericano e venga quindi da una terra che, specie negli ultimi decenni, è stata fucina di un modo diverso di intendere l’ordine mondiale. Proprio da alcuni paesi del Sudamerica, martoriati dalla povertà, si è scelto di ricostruire lanciando un forte messaggio di cambiamento: questo nuovo modo di vedere le cose potrebbe trovare nel nuovo Papa un soggetto capace di dialogare e confrontarsi in modo sereno, senza chiusure nè contrapposizioni.
Francesco I rappresenta quindi una grande sorpresa e una scelta che potrebbe porre le basi per una forte apertura al nuovo. Vedremo se, nei fatti, questa opportunità sarà concretizzata e Francesco I nel ricordo di chi verrà dopo di noi farà pensare davvero a San Francesco piuttosto che all’omonimo sovrano del Regno delle Due Sicilie,
Permettetemi di concludere questo articolo buttandola un po’ sullo scherzo. Lo ammetto, sono rimasto un po’ deluso: se fosse infatti stato eletto Angelo Scola, l’arcivescovo di Milano venuto in visita a Monte San Savino nello scorso Settembre, avrei potuto raccontare ai miei figli (se mai li avrò) di avere rivolto la parola a un Papa. Ma pazienza, sarà per la prossima volta…
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Molto scettico. La chiesa ultimamente ha, come la politica, fatto intravvedere troppe cose losche. Sono rimasto colpito dal nuovo Papa. Semplice, umile.Solo impressione? Vedremo!! In cuor mio spero che la chiesa ritrovi il cammino che ha perso. L'umanità ha bisogno di credere in qualcosa di meglio.Meglio di quello che fin'ora si è visto.-
Due ossimori, ovvero contraddizioni: un gesuita papa e un papa di nome Francesco; vedremo.
Ma negli anni dell'appoggio della chiesa argentina alla dittatura lui parlava con i lupi nell'eremo o collaborava?
cerchiamo di saperne di più, ché la questione è detrminante per capire quanto e in quale direzione la Chiesa futura collaborerà con il potere nel mondo, terzo allora, primo oggi.
La prima impressione è stata positiva, il nome Francesco, il linguaggio, sono subito parsi una buona presentazione. Per il reHoracio Verbitskysto aspettiamo anche perchè gia stamattina alcuni giornali mettevano in guardia su alcune questioni relative all'apertura mentale (gay, coppie di fatto e diritti civili in generale) oltre al suo atteggiamento negli anni della dittatura. Io intanto ho ordinato il libro di Horacio Verbitsky intitolato "il Volo" che mi dicono essere importante per capire alcune cose in merito.