Di Valter Lupetti
Qualche giorno fa sulle colonne del Corriere Fiorentino è apparso un articolo a firma di Pier Francesco Lotito, in occasione dell’inaugurazione del corso di alta formazione politica “Eunomia Master”, nel quale egli affermava che “Tra i punti critici del nostro paese, da sempre, ne spiccano due strettamente connessi: la formazione di una classe dirigente al passo con i tempi, cosmopolita ed europea ed una classe politica capace di guidare le istituzioni, le imprese, gli enti e le comunità sociali con radicamento nel momento attuale e visioni di lungo periodo, che conosca il passato, sappia gestire il presente e progettare il futuro…”.
E’ impossibile non condividere quanto scritto nell’articolo e, in parte, è anche secondo me facile individuare le cause del perché siamo arrivati a questo punto.
La prima causa della disaffezione verso l’attivismo politico, che secondo me è la base di una classe dirigente non eccelsa, coincide con la fine delle ideologie che hanno caratterizzato il secolo scorso quando schierarsi era quasi un obbligo.
L’uomo, se non ha un’ideale e non si pone alcun obbiettivo di cambiamento della società in cui vive, finisce con l’astenersi o altrimenti si avvicina egoisticamente alla politica soltanto per realizzare i propri interessi.
Per la mia generazione dichiararsi “rossi o neri” o, talvolta, “bianchi” era normale, come era normale o persino doveroso frequentare i luoghi della politica (sezioni di partito, case del popolo o associazioni culturali) e avviarsi alla militanza vera e propria come iscriversi alle scuole di partito e sposare la carriera politica. I partiti politici sono stati tra i principali vivai della classe dirigente come i sindacati e le imprese pubbliche e private dove la formazione offerta ti metteva in condizione di saper scegliere e di formarti con quel giusto spirito critico necessario per guidare correttamente un’istituzione, ente o associazione.
Oggi quel mondo non c’è più, è profondamente cambiato ed è in continua trasformazione. Una democrazia vera ha però bisogno che i cittadini si riapproprino del “senso del dovere” di partecipare a tutti i livelli, alla vita di partito, all’attivismo nei sindacati e nelle istituzioni per evitare che le scelte le facciano i vari “cerchi” autoreferenziali.
Una riflessione su questa tema mi è venuta spontanea, visto che siamo nell’imminenza delle elezioni amministrative (sembra il prossimo 26 Maggio) e proprio in questi mesi in 9 Comuni in Valdichiana ci si appresta a scegliere circa una 30ina di candidati a Sindaco e circa 500 candidati consiglieri comunali che saranno supportati con la propria firma da almeno 5/6 mila cittadini.
A Cortona potrebbero esserci 5 o 6 candidati a Sindaco e circa 150-160 a consigliere comunale (dei quali il 40% dovrà essere donne) il tutto sostenuto dalla firme di almeno 1500/1600 elettori.
Siamo sicuri che la comunità sarà in grado di fornire i migliori? I partiti e le varie liste civiche proporranno candidati all’altezza del compito?
Qualche dubbio mi sorge, anche per la grave caduta di consenso verso i partiti e la politica in genere. La scarsità di militanti nei partiti e il calo di iscritti e partecipazione attiva che è propria di tutti mi confermano il dubbio. L’unica forza politica che oggi mi sembra che non soffra più di tanto questa crisi è la Lega, ma qui ci sono altri motivi.
Per ovviare a ciò, io credo che non basti la grande diffusione della tecnologia digitale e tutti gli altri strumenti moderni che hanno contribuito al cambiamento del modo di comunicare e di formarci. Non è quello uno strumento che da solo può servire per selezionare i migliori, né per garantire una equilibrata conoscenza e diffusione dei programmi che ogni lista ed ogni candidato proporrà.
Sarà, a mio giudizio, necessario rilanciare il contatto diretto con le persone, con un dialogo continuo, quotidiano, senza interruzioni e distanze. È questo un ingrediente fondamentale che va recuperato e potrebbe risultare l’elemento vincente. Per ottenerlo, però, c’é da riscoprire la militanza vera e incentivare il “coraggio” umile di impegnarsi e metterci la faccia, richiamando la necessità dell’impegno civile al quale nessuno di noi secondo me può, in questo momento così particolare, sottrarsi.
Valter Lupetti