Pochi mesi fa la Regione Toscana ha compiuto un passo in avanti nel contrasto alla ludopatia, la malattia del gioco d’azzardo, fenomeno che come sottolineato anche dai noi in alcune occasioni (e confermato dai dati provenienti dai servizi sanitari del territorio), è in espansione. La legge regionale 57/2013 ha previsto una serie di misure restrittive riguardanti chi ospita nei propri locali slot e altri macchinari di gioco lecito che se usati con coscienza offrono semplice divertimento, ma se abusati possono diventare uno strumento di autodistruzione, economica e psicologica
La legge rappresenta un primo traguardo, anche se inevitabilmente si ritaglia un raggio d’azione non amplissimo all’interno del quadro normativo nazionale non privo, a mio avviso, di contraddizioni anche pesanti. Si prevedono distanze minime per le sale giochi da edifici sensibili (scuole e altro), si permette ai Sindaci di inibire l’installazione di certe attività in determinate zone allacciandosi anche a motivi di ordine pubblico e sicurezza, si aumenta l’aliquota Irap a chi ha le slot nelle proprie attività, si prevedono campagne di informazione e prevenzione.
Le misure di questa legge, limitate ma capaci comunque di offrire una spalla forte, devono però essere recepite dai singoli Comuni e trovare applicazione concreta in ordinanze dei Sindaci. Da questo punto di vista nel nostro territorio il Comune di Lucignano si è distinto da sempre come il più sensibile a tutti gli sviluppi, anticipando di molti mesi il tema.
Adesso anche il Sindaco di Arezzo ha emanato un’ordinanza applicativa e l’auspicio è che in breve analogo atto sia compiuto da tutti i comuni del nostro territorio. Ma se questo passo è relativamente semplice, visto che basta una indolore firma dei Sindaci, il difficile sarà l’attuazione pratica: su questo pochi a mio avviso saranno i risultati se non si creerà un proficuo rapporto fra enti locali e associazioni di categoria, come pure col mondo del volontariato e dell’associazionismo che potrebbe offrire risorse umane utili per combinare alle pratiche di vero e proprio “allontanamento” delle slot anche forma di assistenza, sostegno, recupero e reinserimento a chi le ha trasformate in una droga auto-distruttiva