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Uno spettro si aggira per Cortona…

Uno spettro si aggira per Cortona: lo spettro del ballottaggio. Non è mai successo dal 1995, prima volta in cui si votò alle amministrative con la legge maggioritaria. Ma vi dirò di più: dal 1921 le forze di sinistra hanno iniziato a vincere a Cortona (vinse il PSI), poi col PCI dal 1946 dopo il ventennio fascista (in cui non si votava e c’erano i Podestà) e la guerra. Nel 1990 il PCI, che stravinceva da oltre 40 anni, fu per la prima volta costretto a ricorrere all’appoggio dei socialisti: pur avendo superato (di poco) la soglia del 50% non aveva infatti ottenuto la maggioranza consiliare. Nell’era della cosiddetta Seconda Repubblica, come scritto sopra, il centrosinistra ha poi sempre vinto al primo turno: nel 1995, nel 2004 e nel 2009 con Rifondazione, nel 1999 senza

Il traguardo è meno lontano di quanto si possa pensare” ho sentito dire l’altra sera a Marco Casucci, esponente della Lega, durante la presentazione pubblica del loro programma agro-ambientale (a proposito: bella idea). Ha ragione Casucci o la sua impressione è più che altro una speranza, quella di riuscire finalmente a portare il centrosinistra cortonese a un insuccesso che, comunque vada poi a finire il secondo turno, suonerebbe come storico?

Se si prendono i voti delle ultime politiche, come fece qualche mese fa Forza Italia rispondendo al mio articolo “Vincerà mai la destra a Cortona?” i numeri fanno concludere che il ballottaggio non solo è possibile, ma anzi sarebbe una sorpresa se non ci fosse. Il centrosinistra cortonese (PD+SEL) non ha infatti superato nel 2013 il 40%, con il trionfo grillino (21%) e una larga fetta di voti (poco meno del 10%) andato a Monti & c., quindi a forze “centriste”

E’ però mia opinione che il voto amministrativo sia diverso, solo in parte condizionato da fattori politico-ideologici e dominato da elementi più personali, “bassi” o “alti” che siano. Non c’è quindi, a mio avviso, solo quel 30% di voti “liquidi” citati prima, ma è la quasi totalità degli elettori che può arrivare a scelte svincolate rispetto a quanto fatto nel 2013. Tutto , almeno in teoria, potrebbe quindi succedere

Io ritengo però che un possibile cambiamento, così tanto auspicato dalle opposizioni da ripeterlo come un mantra, sia legato più che altro alle 3 variabili che proposi proprio nel già citato articolo: il grado di insoddisfazione rispetto all’operato dell’amministrazione, il grado di sicurezza / insurezza riguardo alla proposta dello schieramento favorito (il centrosinistra) e la qualità dell’offerta presente dalla parte opposta (ossia le altre candidature)

Sul primo punto non saprei quantificare fino a che livello arrivi l’insoddisfazione. Il clamore social di questo o quel sostenitore (pro o contro che sia), a questo proposito può essere ingannevole. Comunque nell’ultimo intervento di Luciano Meoni ho letto un preciso elenco di “deficienze” dell’attuale amministrazione che certo ci sono e sicuramente rappresentano una buona base di partenza. Quanto queste mancanze possono arrivare a chi ha sempre votato il centrosinistra così da fargli cambiare idea?

Sul secondo punto la candidatura di Francesca Basanieri piace e dà sufficienti garanzie a chi nel 2009 votò Vignini? Anche qui è difficile dirlo: ognuno la racconta come gli pare o gli torna meglio. L’opposizione, com’è ovvio che sia, entra in casa d’altri e preme sul tasto che non siano state fatte le primarie per dimostrare quanto nel PD il rinnovamento sia solo di facciata, che comandino sempre gli stessi e non sia cambiato nulla. Si punta quindi su possibili scontenti, specie quelli convertiti al PD dall’ascesa di Renzi in poi. All’interno del partitone tutti però dicono che è tutto a posto e si lanciano in entusiastiche condivisioni social. Il linguaggio politico ha visto, in scia a Renzi, Civati e le nuove forme espressive attualmente in voga, l’introduzione del cancelletto “#” e si va verso la costituzione di un contenitore che si vuole connotare come aperto e disponibile con quel #dilloafrancesca, tanto amato dai sostenitori quanto sbeffeggiato dagli oppositori, che da questo punto di vista è emblematico di un nuovo approccio. Tutto ciò, tradotto in pratica, significa anche approdo verso qualcosa di ultra-diluito, buono per tutte le stagioni, in cui può figurare davvero di tutto e nel quale si entra e si esce con una certa disinvoltura (spesso a mò di autobus). Non credo, da questo punto di vista, che mancheranno soprese (gradite o sgradite a seconda dei gusti personali) al momento di conoscere la lista dei 16 candidati consiglieri.

L’ultimo punto, quello dell’offerta, vede stavolta una differenza sensibile rispetto al passato. Manfreda, candidato in pectore di Forza Italia e Rinnovamento per Cortona, con una buona dose di ecumenismo spiega il proliferare di candidature alternative al centrosinistra come una sorta di scelta tattica: uno più uno non ha mai fatto due e ogni volta che sono stati uniti hanno fatto flop, quindi tanto conviene stavolta lasciar andare le cose al loro corso e provare con un attacco a più punte. Siamo però sicuri che “più gust is megl che uan“?

Indubbiamente avere almeno 5 candidature alternative (Meoni, Manfeda, la probabile Lazzeri del comitato, il probabile Mazzeo di Rifondazione e la candidatura del MoVimento 5 stelle…e perchè no anche un altro nome in area tradizionalmente socialista-democristiana, se non andassero in porto accordi con altri candidati) è una novità e potrebbe, con la forza della quantità e con alcune novità che certo ci sono, nel metodo e nelle persone, tirare la Basanieri sotto al 50% (ammesso che tutti riescano a raccogliere le 175 fime necessarie per presentarsi).

Comunque mai come stavolta il fortino del PD è sotto assedio: da sinistra, da destra, dal centro, dal mondo dell’antipolitica, dal lato società civile. Ce n’è davvero per tutti i gusti, ogni tipo di possibile malcontento è coperto, gli oppositori hanno giocato davvero il tutto per tutto e ogni lista, portando dentro sè 16 nomi, può catturare consensi anche col voto ai consiglieri, anch’esso molto “personale” più che politico, legato a particolarismi, parentele, amicizie, elementi localistici ecc ecc enfatizzati dalla possibilità del voto disgiunto e della doppia preferenza uomo-donna. E’ per questo che il PD oltre ad avere con sè la lista di SEL potrebbe pensare a una ulteriore lista, non prettamente politica, per aggiungere 16 nomi un po’ più “indipendenti” ma in un certo senso organici alla zona-Basanieri (cosa fattibile visto la già citata trasformazione liquida in corso) e dare un po’ di respiro in più nella lotta delle preferenze. Anche qualche decina di voti di 3 o 4 nomi spendibili potrebbe servire

Visto il numero di contendenti in campo lo spettro del ballottaggio è in definitiva a mio avviso più che possibile e non mi suonerebbe clamoroso, anche se la vittoria finale di Basanieri (almeno al secondo turno) resta sicuramente la giocata più sicura alla SNAI cortonese. Se dovesse esserci il ballottaggio non vorrei comunque essere al posto della candidata PD: aldilà dello smacco, digeribile ma non piacevole, ci sarebbe da andare a cercare i voti da chi non te li ha dati, impresa complicata visto che proprio quei voti mancanti saranno fatti pesare tremendamente

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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