Come promesso torniamo sul tema della nascente collaborazione fra Regione Toscana, Regione Umbria e Regione Marche. Qualche giorno fa, seduti a un tavolino in quel di Perugia, i tre Governatori hanno brindato annunciando uno schema di collaborazione che passerà presto all’approvazione dei Consigli Regionali. Siamo a una potenziale nuova svolta, ma chissà perchè al ‘brindisi’ per l’Italia di mezzo è seguito molto poco dibattito
Perchè?
A onor del vero, come giustificazione al silenzio, c’è da dire che negli ultimi anni se ne sono sentite talmente tante e differenti che lo scetticismo viene quasi istintivo. Fra politica nazionale, regionale e locale è difficile trovare una quadra e un senso compiuto ai tanti ‘ritornelli‘ legati al tema della semplificazione amministrativa che si sono succeduti in questi ultimi anni, ulteriormente peggiorati poi dalle semplicistiche traduzioni della vulgata giornalistica e popolare.
Proviamo a fare una cronistoria:
– Per molti decenni erano esistite le divisioni per Province e, all’interno di esse, per vallate (es: le aree socio-sanitarie, ma anche le ‘InterComunali’ d’un tempo), ma poi si è parlato molto di ‘aree vaste’ con cui aggregare la gestione dei servizi di varie aree provinciali all’interno del sistema delle Regioni (es: la ‘Toscana Sud’ con Arezzo, Siena e Grosseto).
– Una parola molto di moda è stata però anche ‘Federalismo’ e a questo scopo ci si è mossi un po’ di anni fa modificando anche il testo costituzionale aumentando le competenze e le autonomie alle Regioni.
– Successivamente il problema principale è sembrato l’esistenza delle Province, definite ‘enti inutili’, ma invece che abolirle ci si è limitati a ridurle a una scatola semi-vuota e sopratutto non più eletta con strumenti di democrazia diretta.
– Finita anche questa ondata sforbiciatoria, mentre qualcuno ha iniziato a dire che forse piuttosto che togliere le Province sarebbe stato meglio togliere le Regioni, si è ipotizzato un rifacimento delle divisioni regionali, prevedendo accorpamenti e allargamenti (la super-Toscana che guadagnerebbe l’Alto Lazio)
In questa Babele in cui ogni soluzione viene venduta come ‘panacea‘ di tutti i mali, ma in cui fra il dire e il fare rimane in mezzo il mare, eccoci adesso all’Italia di mezzo di Enrico Rossi, che certo non è una proposta insensata e potrebbe anzi avere ripercussioni molto positive. Più che una unificazione amministrativa dovrebbe infatti riguardare una serie di collaborazioni virtuose in alcuni campi (esempio: la Sanità) con l’obiettivo di cooperare per avere un peso maggiore e, quindi, risparmiare e arrivare a risultati più importanti nell’erogazione dei servizi
Il pericolo di tutte le ipotesi succedutesi in questi anni è però quello di allontanare i centri di potere dai cittadini, ridurre il controllo diretto, togliere rappresentatività e peso alle realtà più piccole col risultato che la “periferia” finisce dimenticata e la popolazione sia sempre meno interessata alle cose pubbliche, vista anche la crescente sensazione di impotenza e di inutilità degli strumenti di democrazia diretta
Questo è uno spauracchio pesante e l’ultimo baluardo contro questa tendenza sembrano essere rimasti i Comuni per i quali, però, prima o poi una qualche ‘razionalizzazione’ dovrà arrivare.
Ricorderete l’ultima idea-shock annunciata sulle nostra pagine, ricavata da uno studio commissionato da Irpet che proponeva una soluzione di riduzione dei Comuni. In Valdichiana Cortona veniva unificata a Castiglion Fiorentino, l’area di Foiano – Lucignano – Marciano si univa a Sinalunga, Torrita e Trequanda e Monte San Savino e Civitella finivano dentro ad Arezzo.
E’ francamente incomprensibile il motivo per cui in Valdichiana nessuno, ma proprio nessuno, dopo alcuni tentativi fatti anni fa, provi ora ad affrontare l’argomento ‘futuro dei Comuni di fronte alla necessità di razionalizzazione istituzionale‘
Il rischio è quello di ritrovarsi da un giorno all’altro con una legge statale inevitabilmente difficile da adattare ai territori e alle sue infinite peculiarità. Una legge da ingoiare senza poter dire e fare granchè. Parlarne prima, adoperarsi per prevenire il problema, avanzare proposte e iniziare a muoversi sarebbe opportuno anche se il tema è spinoso e certo non dà grossi risultati in termini di consenso, visto che dire ‘No‘ a prescindere oppure far finta di niente è molto più semplice e redditizio
Servirebbe un dibattito e amministratori che, affrancandosi dalle beghe quotidiane, abbiano il coraggio di lanciare un’ipotesi per una collaborazione fra Comuni che sia più di un biglietto museale unico o di qualche gita promozionale sui navigli milanesi
Altrove (Valdichiana senese, Valdarno, Casentino ecc.) si è già un pezzo in là, fra proposte certo discusse ma che comunque hanno un senso quali l’Unione dei Comuni, le Fusioni e altro ancora
Insomma: il lavoro è sporco, ma qualcuno dovrà pur farlo.
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Condivido come quasi sempre le opinioni di Michele, ma mi permetto di integrarle, dal mio punto di vista. Noi toscani e cortonesi possiamo essere soddisfatti delle nostre amministrazioni, se confrontate con quelle del resto del Paese, però non possiamo non rilevarne due limiti per me fondamentali: il primo riguarda la carenza di pensiero e conseguentemente di pianificazione strategica rispetto allo sviluppo socio-economico del territorio che, trascendendo temporalmente di molto le scadenze elettorali, non è funzionale all'obiettivo primario delle forze politiche, che resta quello di mantenere il potere superando di gran lunga ogni altro; il secondo si riferisce alla scarsa attenzione alla attuazione concreta della "democrazia", cioè all'ascolto della volontà dei cittadini ed alla sua attuazione, così che tutti i progetti impegnativi della classe politica, non poggiando su solide basi, rischiano di rimanere "pure chiacchiere".
Confermo comunque il piacere di vivere qui piuttosto che a Roma o a Napoli.