I segnali di un paese ribaltato sono sempre più evidenti. Cambia il rapporto fra politica e cittadini, qualcuno potrebbe dire che tale rapporto peggiora, ma tutto cambia anche all’interno della politica stessa. Soprattutto il segnale più sconcertante riscontrato in questi ultimi giorni è la totale scissione fra politica intesa come partitica, diciamo pure “Romana”, e politica intesa come amministrare un ente locale, sia esso Comune, Provincia e Regione. Emblema di tutto questo la manifestazione indetta da Anci (l’associazione dei Comuni italiani) a Roma per protestare contro i tagli che più o meno indirettamente si abbatteranno sugli enti locali conme effetto della “spending review”.
C’erano Sindaci di destra, di sinistra, di centro. C’erano Sindaci con in tasca tessere di partito: Pd e PdL su tutti. Sindaci i cui partiti di appartenenza, anche se con mille distinguo e prese di distanza, hanno sostenuto quel provvedimento che i primi cittadini contestavano.
Il paradosso è evidente e invita a riflettere: la paralisi degli enti locali continua imperterrita e non esiste governo che prenda minimamente in considerazione la revisione dei vincoli del patto di stabilità nonostante appelli sempre più disperati e “default” sempre più vicini; allo stesso tempo i partiti non riescono più nemmeno a rappresentare gli interessi dei propri Sindaci e Presidenti di Provincia e si beccano la contestazione di gente che è loro tesserata.
Questo paese ha ancora un verso? Riuscite ancora a leggerci qualcosa di logico?