In questi giorni è uscita la notizia che il bellissimo “The Genius of a place“, docu-film incentrato su Cortona, già proiettato in città in passato e frutto di una lunga lavorazione durata dal 2011 al 2016, è entrato nella distribuzione del Touring Club. Si tratta di una novità significativa, prima di tutto perchè la città etrusca viene veicolizzata in un canale importante, ma anche perchè il docu-film, realizzato con grande cura e certosina volontà di approfondimento, si pone il problema di analizzare il fenomeno dello sviluppo della città in relazione al turismo.
Finalmente, quindi, si solleva agli occhi del mondo un problema e si analizza il caso-Cortona come sorta di paradigma per i cosiddetti “eccessi del turismo“.
Il lavoro è molto ben fatto, approfondito e utilissimo per tante considerazioni che se ne possono trarre. Da vedere assolutamente.
C’è però un limite che mi permetto di evidenziare, relativo alla situazione specifica di Cortona.
Tale limite non è certo quello di essere stato pensato e realizzato da mani “esterne” alla città, come qualcuno ha scritto in questi giorni: tali mani risiedono in Italia da 30 anni e hanno saputo analizzare la situazione con strumenti logici efficaci, ponendosi con grande volontà di ascolto e modestia intellettuale. In più si sono lasciate “guidare” dalle voci di molti cortonesi, che senza dubbio sono i più titolati a parlare.
Il limite, in realtà, è che il docu-film è già datato.
Non per colpa sua, ovviamente, ma semplicemente per il processo di realizzazione che ne è stato alla base, indubbiamente lungo, iniziato appunto nel 2011.
Di questi tempi un anno può rivelarsi un’era geologica e i cambiamenti in città arrivano alla velocità della luce, tant’è che la Cortona che si vede adesso è di sicuro ben diversa da quella che potremo vedere la prossima estate. Cambia Cortona anche perchè è il turismo stesso, e l’economia a esso collegata, a cambiare.
Nella sostanza The Genius of a Place racconta quindi con grande sensibilità il processo che ha riguardato Cortona dalla fine degli anni 90 fino a un po’ di tempo fa. Una fase nella quale la città è passata dal turismo di nicchia a una prima forma di turismo di massa, legato in particolare al mondo statunitense in virtù del fondamentale libro di successo “Under the Tuscan Sun” di Frances Mayes. E’ un tipo di sviluppo che ha prodotto trasformazioni evidenti, ben sottolineate nel documentario. Trasformazioni che tanti hanno faticato a cogliere o teso a minimizzare per lungo tempo, finchè poi non è stato più possibile far finta di non accorgersene. Qualcuno, forse, ad accorgersene non c’è riuscito neanche adesso ed è bene che sia disponibile un’opera come The Genius of a place che da questo punto di vista è illuminante.
Quello che manca, ripeto, è meramente legato alle vicende cortonesi recenti: secondo me servirebbe un aggiornamento, un “upgrade”, perchè il processo è andato avanti e molte cose si sono evolute.
Nel docu-film, inevitabilmente e non certo per colpa degli autori, manca il recentissimo passaggio da un tipo di turismo, certamente di massa ma nel quale Cortona manteneva molte delle sue peculiarità, a quello di massa puro e semplice attuale.
Mancano le attività commerciali “standard” che ormai spopolano a Cortona come in decine di altri borghi italiani e la rendono sempre più un deja-vu, manca il proliferare di eventi proposti, non sempre con successo, per il grande pubblico, manca l’abisso fra la cura che viene dedicata ad alcune zone della città (quelle “in vetrina”) e altre (fra cui le poche che ancora sono vissute realmente da chi vi risiede), non si parla del definitivo salto da città “turistica” a città “per i turisti”, nella quale si offrono prima di tutto servizi per chi viene da fuori trasformando chi vi abita in un ospite, non c’è accenno alla sempre più palese offerta di una “rappresentazione” di Cortona, in ossequio alle aspettative di chi viene a visitarci, piuttosto che di Cortona stessa.
Tutto questo è sotto gli occhi di chi la città la vive e sa guardarla con occhi disinteressati, non da politico e neanche da commerciante. Non poteva finire nel docu-film, ma sarebbe stato utile da vedere.
Ovviamente sbaglia chi, in ritardo e fuori tempo massimo, si sveglia dal sonno e parla di questo lavoro come se fosse una voce che, all’improvviso, squarcia il silenzio, un lampo di luce che illumina un buio. Certe cose erano palesi da anni e il buio c’è stato solo per chi non ha voluto vedere o non ne è stato capace, perchè evidentemente o non conosce la città, o non la vive abbastanza, o ha preferito stare zitto per comodo.