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Ormai Facebook non è più un ambito privato, dove conversare e scambiarsi idee e informazioni con gli amici veri senza farlo sapere a troppa gente, ma un ambito pubblico, una vera e propria “vetrina” personale dove potersi mostrare a tantissime persone, alle quali però non si può nascondere nulla: un palcoscenico, quindi, con tutti i pregi e i difetti, le opportunità e i rischi del caso. La cosa si fa evidente, adesso, anche in politica.
Dopo un primo esempio visto alcuni mesi fa, uno “status” poco ortodosso scritto da un giovane assessore comunale della Valdichiana che fu oggetto di scherno giornalistico, adesso i casi si ripetono nella bollente (e abbastanza vuota di contenuti politici e idee brillanti) campagna elettorale per le amministrative.
C’è da stare davvero attenti a quel che si scrive, visto anche che aggiungendo amicizie a raffica, sempre nella speranza di raggiungere più persone possibili, i rischi aumentano in modo esponenziale e davvero tutti vedono tutto, come da dietro le persiane di un qualsiasi paesino degli anni 50.
Ultimo caso la polemica sul crocifisso e alcune frasi del candidato consigliere di Sinistra Ecologia Libertà ad Arezzo Marco Paolucci. Frasi scritte probabilmente nello scherzo, durante un dialogo con un amico (anch’egli in lista), ma che non sono sfuggite all’antagonista Francesco Macrì che le ha rese note alla stampa.
Stamani il caso del crocifisso in classe “buono per tirarci le righe” era sulla prima pagina de La Nazione e occupava anche pagina 4 e 5, testimonianza di come i tempi stiano davvero cambiando.