L’episodio dello “scafista” (da dizionario italiano: Pilota di barche veloci usate per il contrabbando o per il trasporto di immigrati clandestini) arrestato ieri a Foiano ha confermato ancora una volta la drammaticità di un’opinione pubblica drogata da informazione approssimativa, scarsa abitudine alla lettura e soprattutto incapacità di ragionare prima di parlare e/o scrivere, in particolar modo sui social networks
Il fenomeno, purtroppo, ha colpito ieri non solo tante persone comuni, ma anche esponenti politici e di istituzioni importanti tra cui il nostro parlamento. Fra essi anche alcuni appartenenti a partiti solitamente non avvezzi a sparate clamorose e “di pancia”
Si sono così lette, oltre alle prevedibili sentenze senza processo e all’invito a punizioni esemplari fra cui l’annegamento nel Canale Maestro della Chiana, favorite dalla totale libertà e impunità di parola che c’è nei social, anche parolone utilizzate un po’ a sproposito in comunicazioni ufficiali. E poi il dietrologismo, con supposizioni assortite un po’ su tutto, perchè in Italia è normale pensare che una cosa non possa mai essere come viene raccontata, ma che dietro ci debba sempre essere qualcosa di non detto.
Visto che siamo stati fra i primi a dare la notizia, senza voler difendere l’arrestato che è comunque accusato di aver compiuto un atto che è reato penale su cui chi di dovere dovrà fare completa chiarezza, urge scrivere un secondo articolo in cui ripetere la notizia stessa, sperando che stavolta chi ieri non ha letto oggi legga fino in fondo, si renda conto di come stava veramente la cosa e magari faccia ammenda per le castronerie scritte
Perchè repetita, forse, iuvant… o almeno si spera
E quindi… il soggetto in questione è accusato di aver guidato il gommone in cui il 12 Aprile scorso sembra che sia accaduta una lite, pare per motivi religiosi, al termine della quale una decina di migranti sarebbero stati gettati a mare. Il gommone è stato poi soccorso da una nave (la “Ellesborg”) che ha condotto i migranti a Palermo affidandoli alle autorità italiane
L’episodio dei migranti gettati a mare è accaduto il 12 Aprile ed è stato raccontato da alcuni occupanti del gommone. Per questo episodio la squadra mobile di Palermo ha già sottoposto a fermo alcuni migranti, accusati di omicidio
Il 26enne senegalese, al contrario, non è accusato di omicidio, ma di aver guidato il gommone sul quale sarebbe successo il fatto. Il reato è infatti favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, certamente aggravato dal fatto che le persone trasportate erano esposte a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità, poichè viaggiavano in condizioni di sovraffollamento e in assenza di dotazioni di sicurezza individuali
Le testimonianze di alcuni migranti presenti sul barcone hanno contribuito a individuare lui nel ruolo di pilota del gommone (da qui il termine “scafista”). L’individuazione è però avvenuta dopo che, una volta soccorso insieme al resto degli occupanti della barca, il 26enne senegalese (che ha utilizzato un alias) era già stato avviato (come da procedura prevista nel Servizio di Protezione per Richiedenti Asilo) presso una delle tante strutture italiane in cui viene offerta ospitalità ai migranti richiedenti asilo, che per una pura casualità era quella di Foiano della Chiana. Lì, una volta individuato, è stato arrestato dalla Polizia. E’ da chiarire, inoltre, se l’arrestato fosse “scafista” di mestiere, oppure se fosse alla guida del gommone esclusivamente per questa traversata
Insomma: gli accusati di omicidio sono stati presi ed è stato preso anche colui che guidava il gommone, che certo è accusato di un reato, ma non di omicidio. Le autorità italiane (Magistratura e Forze di Polizia) hanno svolto indubbiamente un buon lavoro. Ma evidentemente il bisogno di fare polemica è così forte da aprire bocca e/o mettere in azione le dita sulla tastiera prima di aver finito di leggere…