Nei giorni di Ferragosto si è svolta, come sempre con successo, la Sagra della Bistecca a Cortona. Progenitrice e madre nobile di tutte le decine e decine di sagre imperanti nel nostro territorio la “Bistecca” è una grande tradizione cortonese che dura da 56 anni e ogni anno rappresenta una forte attrattiva per la città etrusca nei giorni di Ferragosto.
Anche chi polemizza contro il dilagare delle Sagre (es: le associazioni di categoria) non manca mai di sottolineare come l’evento cortonese sia ben altra cosa e abbia oltre alla storia gloriosa anche la fedeltà all’idea originale: si offre solo un prodotto (appunto la bistecca), non si fanno generici ristoranti/mangiatoia a cielo aperto, la concorrenza ai tanti ristoratori della città (che a quanto ci risulta sono 33) se c’è è comunque blanda e soprattutto leale.
Negli anni la sagra, che nacque da alcune menti illuminate del tempo (il ristoratore “Tonino” è considerato il vero padre) e fu sviluppata grazie all’impegno congiunto di soggetti privati e pubblici (fra essi l’Azienda Autonoma di Turismo e Soggiorno), è da molti anni organizzata dalla società calcistica Cortona – Camucia con l’aiuto di alcuni sponsor (fra cui Banca Popolare). La società è stata protagonista quest’anno prima di una fusione societaria (che ha unito Cortona – Camucia e Camucia) e poi di un’entusiasmante stagione sportiva culminata prima nell’arrivo in finale di Coppa Toscana, poi nella promozione alla serie superiore
E’ secondo me opportuno, visto che la Sagra della Bistecca è comunque un patrimonio comune ed è davvero ‘ben altra cosa’, provare a pensare qualcosa che possa permettere di sfruttarne ancora di più il potenziale con ricadute benefiche per tutti.
La storia ci insegna che il binomio Cortona – Bistecca Chianina per molti anni ha rappresentato una base fondamentale per lo sviluppo del turismo e per la diffusione del nome della città etrusca. Combinandosi con altre felici intuizioni quali la creazione della Mostra Mercato del Mobile Antico (oggi CortonAntiquaria), la cura e l’ampliamento del Museo dell’Accademia Etrusca (oggi MAEC), la preservazione del cono collinare da ampliamenti urbanistici e tante altre scelte sagge ha posto fra gli anni ’60 e ’80 le fondamenta di una crescita che, negli ultimi decenni, ha portato a risultati davvero sorprendenti. Tale elemento non si è certo esaurito e ancora può dare molto
Sulla base di questa considerazione un po’ di dibattito, sereno e costruttivo, sarebbe auspicabile e sarei curioso di sapere come la pensano, oltre agli organizzatori, anche i tanti soggetti attivi della città, gli operatori economici, gli amministratori comunali
Ad esempio… il Comune potrebbe recuperare un ruolo, quantomeno di coordinamento o di stimolo. Si potrebbe pensare di coinvolgere attivamente tutti gli operatori del settore del territorio, avviando qualche collaborazione, oppure riaggiustare la formula dei 3 giorni prevedendo almeno una serata speciale, magari con qualche testimonial in grado di aumentare la visibilità e la popolarità, o una serie di eventi collaterali / particolari puntando anche su maggiori connessioni con gli altri eventi della città. Tutto questo, ovviamente,impegnandosi a fare il meglio possibile e non abbassando mai il livello, stando attenti a preservare il buon nome della sagra, la sua storia e la sua formula, evitando cadute di stile e/o investimenti privi di senso