Non fa sicuramente un grande onore alla Valdichiana la situazione che ormai da una settimana persiste sul fronte del ritiro dei rifiuti. Nel momento di massimo afflusso turistico tutta la vallata è costretta a prendere atto di un servizio deficitario, con mancati ritiri che generano le inevitabili reazioni del caso: gli Amministratori che insorgono e si trovano costretti a trasformarsi in una specie di “numero verde umano” recependo segnalazioni e tentando di raddrizzare la situazione, i cittadini che conferiscono sacchetti che rimangono poi spesso non ritirati, si ritrovano pure (ironia della sorte) nella cassetta della posta il bollettino della TARI e a quel punto utilizzano i social come unica valvola di sfogo.
Da 8 giorni assistiamo a un complesso intreccio di comunicazioni ufficiali dei vari soggetti in campo: ognuno di essi (i Sindaci, SEI Toscana, ATO Rifiuti) si muove come meglio crede, ma ci troviamo evidentemente di fronte a una contrapposizione che tende a somigliare a una guerra del “tutti contro tutti” o peggio a una situazione da “si salvi chi può”.
Aldilà delle polemiche del momento, generate da una situazione che va assolutamente risolta quanto prima (e che dovrà per forza richiedere, dopo la soluzione, un’attenta analisi senza sconti per nessuno della sua genesi e del suo sviluppo!!!), penso che sia il caso di fare anche una riflessione più ampia.
E’ un dato di fatto che in questi ultimi anni, dopo un forte e imperdonabile stallo durato fin troppo, la Valdichiana ha fatto significativi passi in avanti sul tema dei rifiuti. Il “porta a porta” si è espanso facendo raggiungere percentuali di differenziata finalmente al livello di Comuni più avanzati. Si è iniziato a colmare un ritardo, aggiustando via via un servizio non facile da mettere in piedi in realtà complesse come le nostre, dove ai centri storici si mescolano le frazioni, alcune davvero enormi, le zone montane e le aree di campagna.
Addirittura si è iniziato a risparmiare, cioè a far pagare al cittadino un po’ di TARI in meno, entrando quindi in una fase in cui gli investimenti iniziavano a dare dei frutti.
La mia domanda è: tutto questo non si sarebbe potuto fare con scelte differenti, cioè con un’organizzazione diversa con la quale forse, adesso, certe difficoltà si sarebbero prevenute?
Forse sì, ma bisognava pensarci tanti anni fa. All’epoca la soluzione giusta sembrò quella di allontanare la gestione dei servizi dai Sindaci, con una nuova formula che pur mantenendo (teoricamente) forte il ruolo pubblico si è via via evoluta con accorpamenti e “razionalizzazioni” verso un organismo di controllo (ATO Rifiuti Toscana Sud) in cui sono riuniti oltre 100 comuni che affidano un servizio a una società che si trova a dover agire con modalità da società privata, anche se composta da un agglomerato di società di cui i Comuni sono soci.
E’ questo un modello che funziona? A quanto pare non benissimo, e non credo che la colpa la si possa addossare al Decreto Dignità, come si è tentato di fare all’inizio. Un’uscita maldestra che ha rivelato al mondo la realtà di persone che svolgono un servizio pubblico con contratti interinali.
Chi ci ha rimesso finora?
Prima di tutto i cittadini.
Poi i lavoratori, quelli che sono rimasti a casa e quelli che sono rimasti a lavorare che da giorni stanno faticando ben oltre i limiti, spesso in zone in cui non avevano mai lavorato prima.
Ci hanno inoltre rimesso gli amministratori, ridotti con pochi strumenti, aggrappati al telefono per salvare il salvabile.
Sta a loro, a questo punto, avviare la riflessione sopra. Utilizzino, oltre alle sanzioni e agli esposti, il potere che ancora teoricamente hanno in mano e sterzino politiche ormai più che ventennali da loro generate con le quali, probabilmente senza rendersene conto, si sono auto-privati del controllo reale su un sistema che è pubblico e tale avrebbe dovuto rimanere
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