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Quanto contano gli Endorsement? Zero!

Che si può dire su questo referendum? Il ragionamento più semplice, quello che viene in mente di primo acchitto, è che la personalizzazione dello scontro lo abbia trasformato in un plebiscito pro o contro Renzi. Secondo questa ricostruzione in pochi hanno votato sulla Riforma Costituzionale mentre la maggior parte degli italiani è andata a votare convinta che si trattasse di un’occasione per dire “bravo” oppure “vattene” al Presidente del Consiglio e alla sua congrega. Sbagliato, sbagliatissimo, ma frutto dello stesso atteggiamento del premier, il quale è rimasto vittima di sè stesso, del suo carattere e del suo approccio alla politica.

Però, secondo questa logica, il 40% di Sì non sarebbe alla fine nemmeno male: è la percentuale con cui tutti ne decretarono il “trionfo” alle europee e sostanzialmente a due anni di distanza si dimostra immutata. Quindi Renzi è sconfitto, ma mica poi tanto, e potrebbe pure rientrare in scena molto a breve.

 

Un’altra interpretazione è che invece gli italiani abbiano votato sul quesito, pronunciandosi essenzialmente sulla riforma costituzionale. In questa visione il Sì e il No sono più “liquidi” e la riforma può essere piaciuta anche a gente che poi non voterebbe Renzi, e viceversa. Gli italiani avrebbero respinto una riforma pastrocchiata, dimostrando un forte attaccamento alla Costituzione, alla nostra storia, al principio che certe decisioni importanti si possano prendere solo in modo condiviso. Renzi quindi non risulterebbe sconfitto, ma risulterebbe respinta la riforma con annesso il suo atteggiamento leaderistico e poco incline al dialogo con chi non la pensa come lui. Insomma: non avrebbe perso Renzi, ma il renzismo (che forse è l’essenza stessa di Renzi)

 

Lo dico sinceramente: nessuna delle due spiegazioni mi convince fino in fondo.

 

Per quanto riguarda la Valdichiana il risultato è stato diverso dal nazionale, ma del tutto simile a quello del resto della provincia di Arezzo e della Toscana: hanno vinto ovunque i sì, più o meno sempre con le stesse percentuali. Anche qui è difficile dare un’interpretazione. Certo, vedendo tanta similitudine fra i nostri Comuni e tanta analoga vicinanza con il dato della Toscana, viene da pensare che siamo stati in un “trend” nient’affatto scalfito da endorsement locali, capi-bastone vari, indicazioni di partito o di fazione ecc ecc.

Che non avesse senso riempire le pagine dei giornali con “album delle figurine” (del genere: Tizio è per il Sì, Caio è per il No… e ‘sti cazzi?), nè tantomeno attribuire chissà quale potere di convincimento di masse di elettori a qualcuno in particolare, provai a scriverlo qualche giorno fa. E questo “risultato standard” in tutti gli angoli della Chiana secondo me conferma che la politica, anche da noi, di potere reale ne ha sempre meno.

E questo chissà se è un bene…

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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  • Il significato più rilevante dell'esito referendario è il netto rifiuto di manipolazioni demagogiche e furbastre del meccanismo di formazione della rappresentanza parlamentare.Renzi,in continuità con altri illustri predecessori,partiva da una premessa che la maggioranza dell'elettorato italiano non condivide affatto.Un accesso troppo facile alla rappresentanza ,ne determina una fisionomia talmente eterogenea ,da impedire la formazione di una solida e coerente maggioranza parlamentare e della conseguente azione di governo.Di qui sbarramenti,premi di maggioranza, leggi elettorali ed organi rappresentativi concepiti in funzione di una pretesa efficienza ed autorevolezza dell'esecutivo.E che tendono,paradossalmente ma non troppo,ad accrescere la distanza tra governanti e governati.Con il rischio non trascurabile ,o magari trascurato ad arte,di negare e contraddire le proprie stesse premesse.Come potranno governare coloro che ,sia lecita la semplificazione,se ne infischiano dei governati?O pretenderanno obbedienza in base ad una legittimazione sempre più formale ed astratta (ci si provino,ma potrebbe finir male).Oppure si ridurranno a burocrazia autoreferenziale,endogamica ed anemica.Destinata al discredito ed all'impotenza.Nella storia dell'Italia unitaria un Parlamento eletto con il massimo grado di rappresentatività possibile e con la relativa facoltà di formare una maggioranza di governo avendo discusso nella sua sede propria un programma di legislatura non è mai esistito.Finita l'epopea resistenziale e ciellenista,la guerra fredda impose condizioni alla lotta politica e parlamentare che "sterilizzarono" il meccanismo costituzionalmente previsto a tal fine.Venduta stoltamente a Mariotto Segni quel che restava dell'anima della sinistra e della sua storia più nobile:la democratizzazione effettiva dell'accesso alla rappresentanza,la china della nomenklatura "democratica" è stata inarrestabile.La distanza tra il sentimento profondo degli italiani e la pretesa di interpretarlo e dirigerlo da qualche parte si è allargata a dismisura.Ieri ne abbiamo avuto una conferma drammatica.Bisogna tornare alla centralità del Parlamento come la Costituzione intendeva e come le vicende internazionali ed i loro condizionamenti impedirono.Calma e gesso.Renzi è stato l'ultimo dei conservatori e non il primo degli innovatori.Che lui ed i suoi estimatori credano ed affermino il contrario contava,e,conta,meno di niente.

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Michele Lupetti

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