Dopo che Valdichianaoggi.it è stato il primo media locale a riportare i contenuti dello studio commissionato da IRPET in cui si profilava uno scenario ‘futuribile’ con soli 50 comuni in Toscana, di cui 6 in Provincia di Arezzo, i commenti delle parti politiche e dell’opinione pubblica sono stati vari. Per molti nostri lettori, dopo un primo shock nel vedere ipotesi oggettivamente stupefacenti quali quella di Cortona e Castiglion Fiorentino fuse insieme (!!!), la super Arezzo che arriverebbe fino al Monte e lo strano comune chianino metà aretino metà senese da Marciano a Trequanda, la conclusione più gettonata è stata ‘tanto non faranno niente‘.
Qualcuno più acuto ha poi fatto notare che i due maxi-comuni chianini sarebbero comunque i più piccoli a fronte della Mega-Arezzo e dei comuni di Valdarno, Casentino e Valtiberina. Rischierebbero per questo di contare ben poco e a questo punto, visto che già ora siamo poco rappresentati nei consessi superiori, sarebbe meglio fare un comune unico di tutta la vallata, con i ‘magnifici 7’ (Cortona, Castiglion Fiorentino, Foiano, Marciano, Lucignano, Civitella, Monte San Savino) che già hanno avviato qualche collaborazione iniziando a ragionare in modo diverso
I politici e gli amministratori sono stati molto blandi, sostanzialmente glissando. ‘Si tratta solo di uno studio, è solo un’ipotesi, sicuramente propone soluzioni eccessive, si può certo pensare di gestire in forma associata alcuni servizi, ma le fusioni se si fanno devono avere portata minore‘ ecc ecc
Pur se condivisibili i vari commenti di questi giorni perdono però tutti di vista un elemento cruciale: il fatto che, già solo commissionando lo studio, si sia compiuto un primo deciso passo verso un cambio di prospettiva pressochè epocale
L’idea di fondo, esternata dall’assessore toscano Bugli, è infatti quella di riorganizzare in modo più ampio per razionalizzare, contenere sprechi, evitare alcune situazioni realmente al limite dell’assurdo che l’attuale organizzazione dei confini (fra Comuni, ma anche fra Province e Regioni) continua ad alimentare da decenni. Tale prospettiva, per molti versi condivisibile, ha però con sè un ‘lato B’: l’allontanamento fra cittadini e centri del potere. Perchè quando la realtà è più grande, magari con comuni di 100mila abitanti, l’istituzione diviene inevitabilmente più distante
Quello che non si è colto, quindi, è il cambio di mentalità che si vorrebbe chiedere ai cittadini. I Comuni, infatti, rappresentano l’ente più piccolo ma sopratutto più vicino alla gente. Specie nelle realtà più piccole il primo cittadino lo conosciamo di persona, magari ci siamo pure cresciuti insieme, è figlio di un nostro amico, oppure è uno di quei ragazzi più grandi che quando eravamo adolescenti ci tamponavano sugli autoscontri. E’ una persona che sappiamo di poter raggiungere con estrema facilità e col quale possiamo arrivare a parlare con una semplice telefonata o un whatsapp. Il Comune ce lo abbiamo magari a 500 metri da casa, possiamo andarci a piedi. Il Sindaco, da par suo, è tenuto a comportarsi in modo corretto proprio perchè ci si conosce di persona e si vive a contatto in una realtà piccola: se ci assicura una cosa poi deve mantenerla e se non può risolverci un problema deve avere l’onestà di dircelo subito
Tutto questo, in maxi-Comuni come quelli profilati, andrebbe probabilmente perso e chissà, forse l’impatto sui cittadini potrebbe essere deleterio. Tanto che, a pensarci bene, l’idea di associarsi (senza campanilismi e furbate) per risparmiare in tante cose, mantenendo però ognuno la propria identità locale e il proprio autonomo centro di potere e rappresentanza istituzionale, suona parecchio meglio