La sera del 24 Dicembre, mentre le nostre cittadine risplendevano di luci natalizie, è andata in scena una Vigilia alquanto alternativa in quel di Arezzo. A promuoverla, nel sostanziale disinteresse mediatico, i dipendenti dell’ente provinciale, riuniti nella sede di Piazza della Libertà per chiedere ascolto. Perchè? Perchè proprio in questi giorni il nodo-Provincia, risultato della monca riforma Del Rio attuata qualche mese fa, è giunto al pettine: in Italia ci sono 20mila persone in esubero ‘di fatto‘. Che significa? Significa che nessuno può licenziarli e il lavoro da fare ce l’hanno, ma non ci sono più i soldi per pagargli gli stipendi. Oltre 200 di questi 20mila sono dipendenti della Provincia di Arezzo
Come siamo arrivati a questo punto?
La responsabilità principale è del Governo
Una volta realizzata la riforma delle Province per la sola parte ‘politica’, togliendo l’elezione diretta da parte dei cittadini del Presidente e dei Consiglieri, si è disinteressato di tutto il resto. Lasciando solo un vano auspicio di abolizione definitiva degli enti provinciali, demandato a un futuro imprecisato (l’anno del mai), non ci si è occupati minimamente di ridistribuire i compiti delle province agli altri enti creando le basi per il futuro. Ogni delega é rimasta dov’era e i dipendenti hanno continuato a fare il loro lavoro
La bolla è scoppiata adesso, coi tagli dei trasferimenti dallo stato agli enti locali: le Province hanno ancora tutte le loro deleghe, devono svolgere tutti i compiti che svolgevano prima, ma non hanno più i soldi per pagare i dipendenti. 200 di loro, quindi, sono di troppo
Come risolvere il problema? Beh, la soluzione rischia di peggiorare le cose. E le vittime sono i giovani in cerca di lavoro: quelli bravi, quelli che hanno i titoli, le conoscenze e le competenze.
Dove finiranno i 200 dipendenti provinciali ‘in esubero’? Ovviamente in Regione o nei Comuni, re-integrati uno ad uno, alla spicciolata. Ogni volta che un Comune avrà bisogno di un nuovo dipendente gli verrà assegnato uno di quelli che avanzano alla Provincia. E così via
Con buona pace del ricambio generazionale