C’è chi la guarda perchè gli piace il calcio. E da circa un mese non parla d’altro, anche se prima in realtà non aveva tanti altri argomenti. Chi la guarda perchè non gli frega niente del calcio, ma gli piace la nazionale, il tricolore, quell’inno marcetta tanto vituperato che ormai è entrato nel cuore un po’ a tutti. Chi lo fa perchè si sente italiano, e va fiero nonostante le lettere polemiche dei tedeschi, di come siamo fatti. C’è chi la guarda proprio perchè gli stanno antipatici i tedeschi, quelli che scrivono lettere e che ogni volta poi ci restano fregati, fra ansie da prestazione e disprezzo che nasconde una paura matta.
C’è chi la guarda perchè sì, siamo italiani e siamo pirati, rubiamo le ragazze agli altri come scrivono proprio i tedeschi, e cavoli… ne andiamo fieri. A cavallo fra Alberto Sordi e Leonardo Da Vinci, siamo fatti così, tra vittimismi, furbate, talento che spesso diventa genio. Abbiamo la forza da mattatori di un Gassman, siamo capaci di far perdere le staffe a chiunque come un qualsiasi Materazzi. Figli di un Pirlo da clonare, capaci di tutto, specialmente quando non ci sentiamo obbligati a farlo. E adesso forse è la volta buona, perchè già arrivare terzi è un traguardo raggiunto, e alla vittoria neanche c’abbiamo mai pensato. L’altra volta, quando abbiamo vinto, era così. E non era così nel 1990, quando si doveva vincere per forza… e infatti non si vinse.
C’è chi la guarda anche perchè, italiano fino al midollo, ama semplicemente fare festa. Campa di emozioni forti, da vivere in modo collettivo. Vuole l’urlo liberatorio di una folla che esulta, il brivido di un coro cantato tutti insieme, ama la clacsonata a caso e si diverte in quelle notti di festa in cui, come a Carnevale, tutto (o quasi) è concesso.
C’è chi la guarda perchè se l’Italia vince si sente orgoglioso. Perchè con la nazionale, come direbbe david Bowie, possiamo sentirci tutti eroi, anche per un solo giorno.
C’è anche chi la guarda per moda. Non lo neghiamo. Uno di quelli che magari le partite del girone neanche le ha viste, perchè i calciatori son tutti strapagati, rubano con le scommesse o perchè in Ucraina hanno ammazzato i cani. Ma il tricolore l’ha ritirato fuori dal cassetto dopo il 2 a 0 con l’Irlanda. Non ce la faceva proprio a stare in casa facendo finta di fregarsene. Non ce la faceva a continuare a voler fare il diverso. La partita con l’Inghilterra è già andato a vederla con gli amici, e ormai a gufare non ci pensa proprio più. Tifa, eccome se tifa. Al suo fianco la fidanzata, un’altra che all’inizio se ne fregava e poi, come capita a buona parte delle donne, s’è fatta progressivamente prendere dalla smania collettiva. Stasera sarà lì sotto al maxischermo a sculettare, pittata di tricolore un po’ ovunque.
E c’è chi la guarda perchè, in quel 1970, si esaltò insieme a qualche amico, che magari adesso neanche c’è più, davanti a una piccola televisione in bianco e nero. Bestemmiando per il gol del pareggio tedesco al 92′, quando proprio sembrava fatta, e rotolandosi in terra per l’ultima sciabolata di Rivera, quella del 4 a 3. C’è chi la guarda perchè nell’82, sempre davanti a un mini-schermo, forse stavolta a colori, vide Bergomi giocare una finale mondiale a 18 anni con un baffo da 30enne, non sentì la mancanza di Antognoni e dopo il 3 a 1 si buttò in strada con la 127, o al massimo con la Opel Kadett. E c’è suo figlio che la guarda insieme a lui, perchè nel 2006 era fra quelli che urlavano il “popopo” dopo il 2 a 0 di rapina della semifinale. Sempre contro i tedeschi. Ovvio.
Perchè Italia – Germania è la Partita, quella con la P maiuscola. E stasera non ce la perdiamo, cascasse il mondo.