Sono abbondantemente finiti i tempi dell’Unità Sindacale, quando CGIL, CISL e UIL marciavano compatte, così come perdono colpi i contratti nazionali, blindato sistema per garantire diritti uguali per uguali lavori su tutto l’italico suolo. Adesso, anche se una vera e completa riforma del lavoro in Italia non è mai arrivata (l’unica novità degli ultimi anni è stata il lavoro flessibile e/o precario) la situazione è radicalmente cambiata. Un passettino alla volta, anno dopo anno. Adesso si comincia a fare accordi azienda per azienda: se l’azienda è minuscola tutto si fonda sul rapporto diretto fra datore di lavoro e lavoratore, se è più grande entrano in ballo i Sindacati. E nella realtà di crisi occupazionale attuale in Valdichiana si innesta un caso di “piccola-Pomigliano” che è destinato probabilmente a fare scuola.
Al panificio di Cesa, il “Menchetti”, è stata ridiscussa la modalità di pagamento di turni notturni, festivi e domenicali. L’accordo, che prevede un forfettario mensile di 400 euro per tutti i lavoratori, è stato firmato dalla FAI-CISL; ma non dalla FLAI-CGIL.
“Un danno enorme per i lavoratori” ha commentato la CGIL evidenziando la pericolosità di una deregolamentazione del contratto nazionale e il possibile “effetto domino” che potrebbe ricadere su tante altre aziende locali. Se passa stavolta la logica che le regole sono modificabili azienda per azienda, ha detto sostanzialmente la CGIL, le conseguenze possono essere enormi, e sempre ovviamente a danno di chi lavora e non ha mai il coltello dalla parte del manico.
Annunciando la riunione straordinaria di giovedì prossimo davanti al panificio la CGIL ha scatenato la reazione dell’altro Sindacato: “Nessun danno, ma un beneficio per tutti i lavoratori, pienamente rispettoso del contratto nazionale“, ha replicato la CISL. Lasciando anche intendere, in un’intervista a Teletruria, una sorta di relazione “concorrenziale” fra le due sigle sindacali, con gli equilibri storici che stanno cambiando e la CGIL che sarebbe per così dire “intimorita” dal rischio di perdere la sua storica leadership.
La proposta della CISL è stata quella di un Referendum, del tutto simile a quello che (con poco margine) sancì l’accordo FIAT per Pomigliano e successivamente per Mirafiori. Anche lì aveva firmato la CISL, non aveva firmato la CGIL. E chi era per il No aveva parlato di “effetto domino” che prima o poi sarebbe arrivato alle aziende più piccole.
Ed ecco infatti che il Referendum è arrivato anche da noi. Vedremo se sarà fatto, e che risultato avrà. Evidentemente la CISL, nel proporlo, è convinta che vincerebbero i Sì.
La scelta, se messa in capo ai lavoratori, aldilà dei contenuti dell’accordo in sè, diventerebbe per tutti gli altri lavoratori della Valdichiana una scelta di principio, un bivio fra due modi diversi di porsi di fronte al rapporto datori di lavoro-dipendenti. E proprio per questo il caso-Menchetti è da seguire con estrema attenzione: in un verso o nell’altro potrà fare scuola e davvero.
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La graduale ma sistematica distruzione dei contratti collettivi nazionali è un fenomeno di inaudita gravità. Le fasce deboli, i lavoratori, non possono continuare a guardare questa infinita sconcezza derivante da un pensiero unico di devozione al capitalismo molto di moda dagli anni 90 ad oggi. Senza un partito che sappia accogliere le istanze dei lavoratori gli stessi saranno condannati alle umiliazioni di lavori mal pagati e dequalificati. mai come oggi sembra essere più attuale il bivio che porta alla scelta tra socialismo e barbarie. Tutti credevano che erano eccezioni particolari le deroghe ai contratti operate a Pomigliano e Mirafiori. Tutti tranne i compagni di rifondazione comunista e dei Giovani comunisti. Oggi sarebbe quanto meno onesto darci atto che avevamo ragione noi! E non credo sia troppo tardi per una inversione di tendenza. Alla fine sarà socialismo a spuntarla!