Leggo con estrema sorpresa il risultato (ovviamente provvisorio) del sondaggio de L’Espresso riguardante il prossimo Segretario Nazionale del PD. Mi aspettavo un Renzi stra-vincente e invece lo trovo “solo” al secondo posto con un terzo dei voti raccolti invece da “Pippo” Civati e di poco sopra a Debora Serracchiani. E’ ovvio che ogni sondaggio va preso estremamente con le molle, specialmente sul web, ma questo risultato forse vuol dire qualcosa.
Nell’ultima assemblea pubblica del PD a Camucia a cui ho assistito con intenti documentaristici (tipo Nanni Moretti ai tempi de “La cosa”) avevo notato, come scritto, due elementi: l’estrema delusione e disorientamento della “base” e l’assenza di una via non-renziana alla critica verso le decisioni recentemente prese dalla dirigenza nazionale. L’unica via istituzionalizzata per le lecitissime e comprensibilissime critiche (vi si vota per un obbiettivo, ne portate a termine un altro totalmente opposto, cioè governare insieme al PdL!) era appunto quella dei renziani, che però non può sicuramente soddisfare tutti, specie chi renziano non lo è mai stato e non condivide l’impostazione di fondo che fa molto yuppies americani anni 80 (o al massimo fa molto Blair), per quanto abbia voglia di rinnovamento e di scelte nuove e coraggiose almeno quanto i renziani stessi.
Forse, quindi, sta nascendo quella via di sbocco inevitabile per gli scontenti del PD non propriamente renziani, che ormai dopo la figuraccia elettorale e post-elettorale sono buona parte della base. Ex veltrioniani, gente non di lungo corso che era entrata nel PD sperando in qualcosa di buono, giovani delusi, non giovani anche di lungo corso ma con la testa giovane e con ancora qualche speranza potrebbero aver trovato un collante per stare insieme. Un gruppo di civatiani, peraltro, è nato anche ad Arezzo. In molti, anche a Cortona e nei comuni della Valdichiana sembrano spostarsi in direzione del giovane monzese, almeno a giudicare dalle continue condivisioni su Facebook dei post del suo blog. Inutile dire, quindi, che i nuovi equilibri se porteranno a qualcosa di stabile potranno arrivare a condizionare il risultato sia dei prossimi congressi provinciali e comunali, sia delle prossime elezioni amministrative (dal punto di vista delle candidature PD e centrosinistra)
Civati, peraltro, ha molti punti a suo favore. E’ l’unico che ha già da molto tempo esplicitato la volontà di candidarsi a Segretario e in questo gli va riconosciuta se non altro onestà. Ha un certo spessore politico e capacità di ragionamento non comuni ai limitati cervelli che si possono trovare solitamente dentro al PD. Ha posizioni critiche ma che non puzzano di vecchio, come invece sembrano più (almeno ai gggiovani) quelle di Barca, con cui peraltro è aperta una via di dialogo che potrebbe dare dei frutti finalmente non da Locomotiva gucciniana. E’ l’unico che può permettersi di criticare il governo Letta, perchè non l’ha votato e può rivendicare una certa coerenza nell’aver perpetrato la linea (poi abortita) di un dialogo vero e non in streaming (ossia di pura facciata) col MoVimento 5 stelle. Più dura sarà per i renziani, che il governo col PdL l’hanno auspicato dal primo giorno, ma sono comunque bravissimi a non prendere mai la colpa di niente. I renziani non hanno un proprio candidato nazionale forte, perchè a Renzi certo non interessa prendere le redini del partito (il suo obbiettivo è quello di fare il premier) quindi se vorranno vincere (questo è da vedere) avranno un bel po’ da lavorare.
Civati inoltre, come dicono le mamme, è anche bellino contrariamente a Renzi che ha una pappagorgia inguardabile. Si veste benino e parla sempre con quello sguardo sfuggente e quel tono a metà fra lo snob, l’ironico e l’autoironico che può restare simpatico e attrarre almeno una larga nicchia di persone dentro il partito.
L’unico problema è che Civati non è simpatico ai media perchè pur essendo adatto ai tempi del mondo in cui viviamo non è adatto ai tempi della politica e del mondo dell’informazione in Italia. Ma non perchè è troppo di sinistra o non è abbastanza democristiano. Piuttosto perchè è un po’ troppo imprevedibile e troppo poco classificabile, non va avanti a slogan, è troppo poco bercione, non fa il leader tutto muscoli, non se la tira, non si mette il giubbottino stile Fonzie per andare da Maria De Filippi, ma nemmeno la cravatta rossa per andare al Tg3 o il completino marrone di Occhetto. Non riesce a essere paraculo e non soddisfa nessun bisogno tradizionale del popolo della sinistra. Dietro lui non c’è l’ombra di D’Alema e neanche quella del KGB o della DC.
Civati non piace ai giornali perchè piuttosto che semplificare (roba che i giornalisti adorano così c’è meno da scervellarsi e il lavoro diventa simile a quello di un macellaio che fa le salsicce) lui complica, apre parentesi, scava e riscava fino anche all’abiura di sè stesso. Suscita al massimo sorrisetti e risatine molto english, ma non va alla pancia e in fin dei conti quindi non fa notizia per quello che “fare notizia” significa attualmente nel nostro mondo dell’informazione.
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