Per la prima volta la nostra stampa ha scoperto che non tutti gli italiani hanno diritto di voto. O meglio: il diritto ce l’hanno tutti, ma parte di essi non è messo nelle condizioni di poterlo esercitare. Mi riferisco a coloro che si trovano all’estero, per lavoro o per studio, ma hanno mantenuto la residenza in Italia. Un grande numero di nostri concittadini fra studenti Erasmus, ricercatori, lavoratori di vario genere, che hanno ancora la cittadinanza italiana ma che, spesso proprio per la temporalità delle loro scelte, risulta ancora residente in patria. Vorrebbero dire la loro, vista la crucialità delle prossime elezioni politiche, ma non potranno farlo.
Sono molti i casi segnalati alla nostra testata da alcuni dei nostri lettori esteri che si sono recati per informazioni presso i consolati e si sono sentiti rispondere che per loro l’unico modo per votare è tornare a casa. “Prenda un aereo, voti, e poi ritorni qui“. Per votare all’estero bisogna infatti essere iscritti al registro AIRE, che presuppone però la residenza all’estero ed è un diritto che si ottiene dopo notevoli lungaggini burocratiche, quindi va chiesto parecchio per tempo.
La risposta lascia di stucco, ma non è certo colpa del personale dei consolati e della ambasciate che si limita semplicemente a fare il proprio dovere applicando le regole.
Poco di questo “stucco” lo toglie la promessa del ministro Cancellieri che ha garantito sconti fino al 70% sui voli. Non tutti votano a qualche chilometro dall’aeroporto (ad esempio, chi torna a votare in Valdichiana deve farsi tutto il resto del percorso), non tutti possono prendere 2 o 3 giorni di ferie per venire a votare, e comunque non ha senso che lo stato debba spendere soldi quando soluzioni tecnologiche permettebbero di risolvere il problema in modo molto semplice
Ci segnala un lettore che i cittadini statunitensi all’estero per lavoro o studio, hanno votato alle ultime presidenziali grazie ad un codice da inserire in una mail certificata. Un altro ci dice che perfino il PD, con le primarie, è riuscito a far votare gli italiani temporaneamente all’estero.
Alla giusta battaglia per garantire il diritto di voto ai cittadini stranieri in Italia e per chi è figlio di immigrati, ma è nato in Italia bisognerebbe quindi iniziare a combinare anche un impegno in questo senso, per evitare che nel 2013 l’Italia resti al palo, con burocrazie e assurdità da terzo mondo che trasformano migliaia di nostri concittadini in piccoli Pasquale Ametrano, il povero emigrante lucano in Germania di “Bianco Rosso e Verdone”, che per votare si sobbarca un viaggio allucinante. Poi non ci lamentiamo se, arrivato al seggio, qualcuno si lancia in insulti gratuiti…