Visto che da qualche giorno fioccano discussioni sui tesseramenti PD e si sono conclusi i congressi locali mi permetto di assumere una pratica un po’ pigra, tipica del giornalismo recente, prendendo in prestito un lungo status Facebook dell’ex Sindaco di Chiusi nonchè ex assessore regionale Luca Ceccobao letto ieri (dice che si può fare, perchè alla fine scriverlo su FB è la stessa di dirlo in pubblico o fare un comunicato stampa). Sicuramente è una visione impietosa e senza peli sulla lingua del partito, del congresso, del rapporto fra cittadini e politica e delle nuove prassi. Tolti gli accenni locali (parla di Chiusi), mi pare una fotografia di una situazione, vista ovviamente con occhi di chi è parte in causa, ma ricca di spunti interessanti perchè estendibile al PD nel suo complesso nazionale. Ho qua e là sparso nel testo delle note numerate con mie considerazioni personali che potete poi leggere in fondo.
A Fra’ che te serve?
Qualche giorno fa ho partecipato al congresso del Pd nel circolo d Chiusi Città, dove sono da sempre iscritto.
Era da qualche mese che non partecipavo alla vita del circolo e ho subito notato quello che da più parti si diceva sulle regole congressuali: iscritti last-minute che si presentano solo per votare, facendo attenzione a far veloci ad uscire dal seggio e che non mettono neanche il naso nel saloncino dove si svolge il dibattito (1).
Ad una certa ora appaiono figure “nuove”: i percettori di contributi sociali, un gruppo di dipendenti comunali e certe figure classiche, quelli che c’hanno sempre da chiedere qualcosa alla politica, una volta per se stessi, l’altra per la moglie o per il figlio. Tutti sempre pronti ad un cenno d’intesa col renziano di turno che fa la spola da fuori a dentro.
Tesseramento gonfiato? Forse una leggera gonfiatina, ma il problema per me è un altro. Qui con 50, forse 60 tessere, ben distribuite nei vari circoli, si è “scalato” un partito. E non è un problema di “quelli di Renzi”. E’ una modalità di gestione del potere che qui si nasconde dietro Renzi ( leggo che in altre zone il problema si ripropone con altri candidati), ma che invece è una pratica vecchia e conosciuta ed i suoi riferimenti culturali e prassi concrete sono quelle di Remo Gaspari o di qualche assessore socialista degli anni 80. (2)
Quindi, con abile mossa una minoranza che si è fatta corrente, ha preso il Pd di Chiusi. A lamentarsene si rischia anche di passare da coglioni. Infatti, se ciò è successo non è solo “merito” di chi ha messo in atto tali pratiche: è anche responsabilità politica di chi non ha fatto nulla, o molto poco per prevenire questa deriva.
Ma non poteva che essere così se chi dovrebbe garantire tutti nello spazio di un pomeriggio passa da Bersani a Renzi senza riuscire a spiegare quali sono le ragioni politiche che portano a questa scelta, se non quelle di un calcolo comprensibile, che fa vincere un congresso ma fa anche perdere la faccia. (3)
Niente di nuovo, quindi. Siamo probabilmente anche nel rispetto delle regole congressuali, ma non stiamo rispettando le regole di una politica corretta e giusta e si inoculano bacilli pericolosi dentro un organismo debole che non potrà far durare a lungo questa situazione: gruppetti portatori d’interessi circoscritti e personali; conflitti d’interesse sopportati con un’alzata di spalle; assenza assoluta di qualsiasi dibattito che possa portare crescita e rinnovamento vero, che viene invece solo declamato per coprire un vuoto di idee e di azione politica ed amministrativa, quest’ultima ormai intesa come un ostacolo alla scalata personale verso un posto al sole. (4)
Una situazione così cozza con la realtà dei fatti: a Chiusi la maggioranza dei democratici, fino a qualche settimane fa, non aveva rinnovato l’iscrizione al partito e sono ai margini figure di riferimento importanti per il dibattito locale, per la ricerca del consenso ed anche per mandare avanti un’organizzazione. Vorrei ricordare che a Chiusi quest’anno, per la prima volta dopo 50 anni, non si è riusciti neanche a fare la festa democratica.
L’annosa questione del partito pesante o leggero è ormai risolta nei fatti a favore di quest’ultima opzione: più leggeri di così si vola. (5)
Dopo queste osservazioni, torno dalla mia famigliola a guardare la puntata odierna di Peppa Pig, maiali simpatici e di cartone. Per il domani deciderò cosa fare. Una cosa è chiara: i prepotenti non mi sono mai piaciuti.
(1). Ho più volte messo in luce come il coinvolgimento decisionale della base sia a mio avviso ormai ridotto al minimo anche nel PD. La diseducazione alla partecipazione politica e al confronto è ormai un virus dilagante, tant’è che tranne alcuni casi è l’interesse stesso degli iscritti a essere già di suo ridotto all’osso. Quindi non si può neanche dare la colpa alla classe dirigente, è la gente che se ne frega. I circoli locali vengono riuniti rarissime volte, il tesseramento si fa solo in dirittura d’arrivo e con l’acqua alla gola delle scadenze temporali e alla fine la tessera serve solo per votare in (eventuali) congressi. In queste occasioni, proprio a causa della diseducazione al confronto, si arriva a impietosi “No, il dibattito no!” nannimorettiani, preferendo votare e andarsene. Anche perchè mettersi a discutere, oggettivamente, serve a poco. Le decisioni si prendono per altre vie e la carriera si fa in altro modo e l’unica cosa che serve è dare il proprio voto a uno dei candidati, in una contrapposizione calcistica dove c’è solo da scegliere un nome o un altro, per i contenuti ci si penserà poi
(2). In presenza di bagarre simil-elettorale è ovvio che si torni a metodi spiccioli di raccolta di consensi. E’ la faccia oscura del metodo delle primarie, o comunque di un congresso in cui si può fare la tessera anche all’ultimo secondo. Più in generale è la faccia oscura, e miserabile, della democrazia e del genere umano nel suo complesso. Alla fine, a quanto pare, non siamo mai usciti dalla Prima Repubblica, o forse ci siamo tornati. Ma solo nei suoi lati peggiori, evidentemente, perchè di statisti non se ne vedono. Almeno prima quelli ogni tanto c’erano
(3). Il proclamarsi “renziano” o “cuperliano” è una soluzione semplicistica, veloce e indolore per tutti i dirigenti, capi e capetti, vecchi e nuovi, anziani e giovani rampanti con scarse qualità ma grosse pretese di carriera. In fondo basta fare una scelta, che è quasi esclusivamente tattica, e dirlo a un qualche giornalista che poi lo scrive. La tua figurina è stampata e appiccicata, il gioco delle squadre di calcio è fatto e siamo tutti contenti e collocati in caselle buone per future ricollocazioni in posti di potere. Per le motivazioni delle proprie scelte (e i contenuti, ancora loro…) per favore ripassate più in là.
(4). Il congresso dovrebbe essere “sui contenuti” (e 3!!!), ma a quanto pare una volta che è finita la bagarre sul nome di chi va a ricoprire il tal incarico siamo a posto. Rompete le righe, ci si rivede alla prossima
(5). Il partito semplicemente non esiste più. O meglio: esiste, ma è ormai è solo uno strumento vuoto che si regge sull’involucro dei consensi elettorali (la gente non partecipa, ma poi tanto il voto alle elezioni te lo dà) e che vale come giustificativo per occupare i vari spazi di potere, perchè per arrivare su un posto devi essere di un partito, sennò non ci arrivi (è il vecchio discorso del partito-autobus, ci sali per arrivare da qualche parte, poi scendi e magari a quel punto ti lamenti anche della qualità del servizio)
Considerazioni finali: quella di Ceccobao è inevitabilmente, lo ripeto, una visione di parte. Forse eccessiva in certi tratteggiamenti. Fa però piacere notare come certi elementi da me più volte messi in luce e denunciati come limiti siano condivisi anche da esponenti del partito stesso. Insomma: qualcuno almeno se n’è accorto o probabilmente se n’era già accorto da tempo e ora l’ha scritto. Con questo, ovviamente, non si vuole fare di tutta l’erba un fascio, nè condannare in modo particolare casi locali specifici. Il discorso è generale e generico e guarda al PD nella sua complessità di pratiche che partono da modifiche nei rapporti fra partito, iscritti e elettori che sono nazionali. Quindi la colpa non è certo di Chiusi, nè di qualsiasi altro circolo o federazione del territorio, anzi…i neo-eletti (o confermati) Segretari del territorio sono tutte persone valide. Però il problema c’è. Anche se altrove (inteso come altri partiti), probabilmente, si sta anche peggio.
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vero, purtroppo, ma non mollare, non mollare... anzi!
alla disgregazione degli strumenti di gestione democratica ha fatto seguito sempre e solo la demagogia populista e alla fine dittatoriale, ma i rinnovamenti veri purtroppo sono sempre stati preceduti da crisi colossali... speriamo che questa volta si riesca a farne a meno!
impegnamoci dentro, non fuori!