Fa sempre piacere vedere che gli altri editorialisti dicono cose diverse dalle tue e lanciano obiezioni, alla faccia della mitologia circolata tempo addietro in qualche microscopico e malfunzionante cervellino locale che Valdichianaoggi sia eterodiretto o quantomeno indotto a sposare una qualche causa sabotandone altre.
Al Bastiancontrario voglio dire che sì, potrebbe andare in onda una Restaurazione con un “governissimo” o qualcosa di simile, ma è insito nel concetto stesso di Restaurazione il fatto che nel lungo periodo essa sia destinata a perdere.
Rimango convinto che la Seconda Repubblica e tutto il suo sistema di baggianate sia ormai agonizzante e che prima o poi ci troveremo di fronte a un sistema di equilibri ben diverso, anche se non è facile prevedere chi lo creerà, se i 5 stelle o i partiti che si daranno una (doverosa) svegliata/aggiornata.
In merito a partiti dormienti apprezzo sempre il buon cuore di Donato, tutt’altro che bisbetico, uomo che si muove con passione. Il fatto che nel PD regni l’ognun per sè e Dio per tutti è chiaro da tempo e ha raggiunto livelli grotteschi negli ultimi mesi quando il fenomeno-primarie e il terremoto renziano hanno instillato anche nel cervello del più mediocre, ma ambizioso pseudo-dirigente di paese, la sicurezza che provandoci egli possa azzeccare la carta giusta e ritrovarsi a far carriera velocemente. Una specie di sogno americano all’amatriciana che rischia di produrre risultati abominevoli anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali locali
Ma il PD è il partito che nei 15 mesi del governo Monti ha fatto parlare solo di sè stesso e delle sue vicende interne, addormentandosi in Parlamento e pagando questo alle urne, dove è riuscito a non vincere una gara che sembrava stravinta. Non si può quindi imputare nulla al militante che si fa illusioni, vittima di una politica ormai ridotta alle regole del gratta e vinci: i suoi dirigenti hanno più o meno la stessa testa.
Ecco quindi dove sta il problema dell’assenza del leader. Il leader manca, ma non nel significato da Seconda Repubblica, cioè il bel faccione che convince gli italiani via tv e fa vincere le elezioni. Il leader manca come esempio da seguire, come modello positivo da cui imparare per maturare e migliorare, come politico che capisce le strategie prima del suo corpo di iscritti.
Sul caos interno: anche ai tempi di Berlinguer c’erano le correnti (ancor più correnti aveva la DC), ma si discuteva di politica. Adesso, con Bersani che assume una linea se non altro chiara, all’interno del PD perdura la duplice tiritera di quelli che non vogliono governare con Grillo e cercano di restaurare i concetti da Seconda Repubblica e quelli del “se c’era Renzi“. Questa non è politica, sono chiacchiere da bar. Non è che il leader non c’è, è che non c’è più la volontà di seguirlo. E ariecco il Tafazzismo, e qui complimenti a Donato per la scelta della foto dell’articolo.
Nel frattempo il MoVimento 5 Stelle monopolizza l’attenzione con la presentazione dei suoi neo-eletti in streaming. Si ride un po’ con chi bonariamente fa il verso alle frasi sentite oggi, del tipo: “Ciao, sono Michele, ho 34 anni, in casa ho tutti i vinili dei Beatles e vorrei abolire le Birkenstock“. Finalmente si ride anche un po’ di loro, aprendo squarci nel clima di terrore che regna nel web dove se sbeffeggi Berlusconi sei ovvio, se te la pigli col PD sei figo e contro il sistema, ma se fai qualche appunto a Grillo sei un servo del potere. Chissà se anche Crozza prima o poi riuscirà a fare una battuta su Grillo.
Intanto buona fortuna ai 163 neo-eletti a 5 stelle, con una confessione sincera: non vorrei essere al vostro posto