Qualche sera addietro, facendo il consueto zapping fra i vari canali televisivi che sempre meno offrono, mi sono imbattuto ne “ Le Iene “, non il gran film di Quentin Tarantino, bensì l’ altrettanto nota trasmissione di Italia Uno che ha preso spunto dal celeberrimo film e che, ormai, va in onda da qualche lustro. Devo essere sincero: a parte qualche momento un po’ trash, è un programma che racconta molte verità che tanti altri programmi, TG compresi, non vogliono e , soprattutto, non possono divulgare. Mi sono imbattuto, casualmente, in un servizio concernente la “ morte assistita “, non ammessa in Italia, ma consentita in Svizzera, Stato in cui tante persone affette da mali incurabili scelgono di recarsi per andare a porre fine alle loro immani sofferenze. Senza stare a ricordare i nomi, dimenticati volutamente o meno dai vari organi di informazione, di queste persone che hanno deciso di non soffrire più, ho seguito con interesse, commozione ed infinite rassegnazione e sofferenza, la storia di Davide Trentin che, dopo ventisei anni di insopportabile dolore fisico e con la mente lucidissima, ha detto “ Ora basta, voglio smettere di soffrire “, contattando Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale, per decidere di porre fine ad una vita che più vita non è. Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby, l’ ha accompagnato nel suo ultimo viaggio in Svizzera verso la “ serenità “. Tutto questo è successo oltre tre anni addietro e, seguendo il servizio de “ Le Iene “, i miei occhi si chiedevano increduli perché in Italia non sia ammessa “ la morte assistita “. Una persona, Davide Trentin, che da oltre venticinque anni soffriva di sclerosi multipla e le cui condizioni andavano progressivamente peggiorando, senza la minima possibilità di guarigione, con dolori lancinanti che partivano dalla punta dei piedi fino alla testa. Davide Trentin, un giorno, ha detto basta ed ha deciso di smetterla. Completamente immobilizzato ma con la testa lucidissima, da Massa Carrara, Mina Welby l’ ha accompagnato fino allo stato elvetico dove i medici, con grande professionalità ed umanità, fino all’ ultimo gli hanno chiesto se fosse convinto di questa sua decisione e Davide non ha mostrato alcun ripensamento e la mattina del 9 aprile 2017 ha posto fine al suo dolore. Lui, come DJ Fabo, ha detto basta. Tanti saranno d’ accordo, altrettanti non saranno d’ accordo in quanto riterranno che, in ogni caso, viene spezzata una vita. Cappato e Welby saranno sottoposti a processo, perché in Italia la legge funziona in tal maniera. Io voglio porre una semplice, amara e brevissima riflessione: è vita questa?
Stefano Steve Bertini