Si avvicina il 40° anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell’uccisione dei cinque uomini della sua scorta e, come previsto, il tema è tornato a popolare Tv e giornali e lo farà sicuramente ancora per qualche giorno in corrispondenza della data del 16 Marzo.
E’ però deprimente constatare che ai giornalisti e presunti “esperti” manca totalmente un upgrade (in italiano: un aggiornamento) sulle novità di grande rilievo emerse in questi ultimi tempi, in particolare grazie al lavoro della nuova Commissione Parlamentare presieduta dall’On. Fioroni.
Non si tratta di dietrologie o nuovi “misteri” senza soluzione, un giochino per anni ha alimentato un business fatto di libri e quant’altro portando a ben pochi risultati concreti e a tanta confusione in più, ma di una serie di certezze provate da carte, fatti e testimonianze che hanno chiarito molti punti dando il colpo finale al “Memoriale Morucci“, la testimonianza dell’ex BR sostanzialmente confermata in modo passivo dagli altri che per anni si è ritenuta erroneamente (e forse per comodo) “verità”.
Purtroppo, leggendo articoli e guardando special televisivi, si nota però che si è rimasti fermi allo stadio precedente e alla vecchia “storiellina”. E’ bene quindi evidenziare giusto qualche punto del racconto tradizionale che bisognerebbe smettere di tramandare:
1) i brigatisti rapiscono Moro e percorrono tutta Roma in mezzo al traffico e ai posti di blocco prima di nasconderlo in Via Montalcini. Non è vero.
L’ultima Commissione Parlamentare ha suggerito la possibilità che le tre auto BR in fuga da Via Fani si siano fermate in uno stabile (di proprietà della Banca Vaticana) in Via Massimi 91 (a poco più di 1 Km da Via Fani). Da lì sarebbero poi state portate, una alla volta e in tempi diversi, in una strada vicina (Via Licinio Calvo) e abbandonate.
Non si sa se Moro sia stato tenuto in Via Massimi per almeno qualche giorno, o trasferito subito altrove, ma di sicuro non in Via Montalcini e con le modalità (contorte e inverosimili e smentite da innumerevoli incongruenze) raccontate dai brigatisti.
2) Moro alloggia 55 giorni in un’intercapedine in Via Montalcini (zona Magliana), uno stanzino dove entra a malapena il letto, non può alzarsi, non può lavarsi, ha solo un piccolo wc chimico, non ha neanche un tavolino dove scrivere. Non è vero.
Le condizioni del suo fisico e dell’igiene personale, in sede di autopsia, dimostrano il totale contrario. Se Moro è rimasto in quella casa lo ha fatto per un periodo breve, non certo per l’intera durata del sequestro.
3) Il corpo di Moro, ucciso nel garage di Via Montalcini, attraversa di nuovo tutta Roma in mezzo al traffico e ai posti di blocco a bordo di una Renault 4 rossa che poi viene lasciata in Via Caetani. Non è vero.
La perizia balistica dà risultati opposti. Vi è inoltre risultanza di un appartamento nella zona del Portico d’Ottavia, a neanche 200 metri da Via Caetani, dove è possibile che Moro abbia passato almeno le sue ultime ore di vita.
Purtroppo l’elenco delle ricostruzioni che hanno formato la “verità” che si legge anche nei libri di storia e sono ormai palesemente smentite potrebbe continuare molto a lungo.
Il consiglio per tutti, quindi, è di evitare di perdere tempo e leggere la relazione conclusiva della Commissione Parlamentare.
Lì c’è un bel pezzo di verità. E stavolta è una verità vera.
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